Un distributore di benzina a Palermo. Era lì che si riuniva la loggia segreta su cui ruota l’inchiesta che mercoledì ha portato a sette fermi per associazione mafiosa e concorso esterno.
Nell’impianto di carburanti Eni di Bonagia, come scrive Leopoldo Gargano sul Giornale di Sicilia oggi in edicola, massoni, amici dei mafiosi e altri personaggi cercavano soluzioni per tutelare i loro interessi. L’impianto di carburanti è stato tenuto d’occhio dai carabinieri del Ros, e lì sono stati intercettati il funzionario regionale massone Lucio Lutri e altri personaggi che chiedevano favori e promettevano interventi.
Lì si sarebbero discusse due questioni care a due imprenditori ritenuti vicini alla cosca di Licata: la restituzione dei beni sequestrati ad Angelo Stracuzzi ed i controlli ripetuti nell’allevamento di Giacomo Casa, uno degli arrestati.
La rete di favori avrebbe portato anche ad un caso di corruzione: mafiosi e massoni, infatti, si sarebbero messi d'accordo per ridurre un debito e per questo cercavano un accordo con un legale. Per ora è solo un'ipotesi, come precisano gli stessi inquirenti.
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