Lunedì 23 Dicembre 2024

Migranti, le navi Ong puntano su Lampedusa: nuovo braccio di ferro

Le acque di Lampedusa sono sempre più "agitate" sulla questione dei migranti. Dopo il caso di Sea Watch, altre due le navi Ong si trovano al largo dell'isola e chiedono di sbarcare: da un lato, la Alan Kurdi di Sea Eye con a bordo 65 migranti; dall'altro, la Alex di Mediterranea Saving Humans, che si trova. Entrambe comunque al momento fuori dalle acque italiane. La Alan Kurdi di Sea Eye ha ricevuto questa mattina il divieto di ingresso, transito e sosta nelle acque territoriali. A darne notizia è il Viminale.  «Siamo in attesa in acque internazionali fuori da Lampedusa. La Guardia di Finanza è arrivata di persona per consegnarci il decreto di Salvini: il porto è chiuso». scrive su Twitter la Ong. Risponde il ministro dell'Interno Salvini, fermo nella sua posizione:  «È una nave tedesca, possono andare in Germania. Abbiamo notificato il divieto di ingresso nelle acque territoriali - ha aggiunto - se disubbidirà ci saranno tutte le conseguenze del caso. Chi infrange le leggi in Italia risponde delle sue scelte». Dopo pochi giorni dalla vicenda di Sea Watch e della decisione della capitana Carola, arrestata e poi rilasciata, di sbarcare a Lampedusa nonostante il divieto, si ripresenta un nuovo caso. Sea Eye, assicura, chiede solo di sbarcare: «In Germania più di 70 città sono disposte a accogliere le persone salvate. Abbiamo urgente bisogno di un porto sicuro». È ancora al largo di Lampedusa anche la nave Alex della Mediterranea Saving Humans, che ribadisce come l'isola sia l'unico «porto sicuro». «In queste condizioni - scrive la Ong sui social -, nel pieno rispetto del diritto internazionale, delle Convenzioni marittime e delle linee guida dell’Imo, abbiamo appena reiterato la richiesta di assegnazione del porto sicuro più vicino di Lampedusa come Place of Safety». Malta aveva dato disponibilità per fare sbarcare i 41 migranti. La Ong, di contro, ha chiesto alle autorità maltesi di prelevare le persone a bordo.  Dopo una notte di scambi con i Centri di coordinamento dei soccorsi di Malta e Italia, è del tutto evidente che partire per il porto de La Valletta nelle attuali condizioni significherebbe mettere a rischio la sicurezza e l’incolumità delle persone a bordo della Alex», spiega Mediterranea, che accusa: «Abbiamo addirittura scoperto che, secondo ITMrcc di Roma, in prossimità dell’arrivo nelle acque territoriali maltesi, Alex dovrebbe caricare di nuovo a bordo, in spregio a qualsiasi norma sulla sicurezza della navigazione, tutte e 41 le persone ed entrare così nel porto di La Valletta». L'Italia - fa sapere il Viminale -  ha confermato ad Alex la disponibilità a scortarla a La Valletta, con trasbordo di immigrati su altre navi più sicure, a patto che entri nel porto e si sottoponga ai doverosi controlli di un Paese dell’Unione europea. «Ipotesi rifiutata dalla ong: Roma e Malta sono allibite per quella che appare come una richiesta di impunità preventiva e che tiene bloccate delle persone in mezzo al Mediterraneo». Mediterranea saving humans e l’equipaggio di Alex replicano: «All’insensatezza di farci arrivare a più di 90 miglia da qui quando siamo a 12 miglia dal porto sicuro di Lampedusa che per diritto è quello che ci spetterebbe poiché era il più vicino al luogo del soccorso che abbiamo effettuato, si aggiunge questa sequela di atti vessatori incomprensibili che appaiono finalizzati solo alla volontà politica di attuare una vendetta su di noi».

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