I finanzieri del Comando provinciale di Lodi, su disposizione della Procura di Milano, stanno eseguendo numerose perquisizioni e un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 11 persone accusate di associazione per delinquere, truffa allo Stato e autoriciclaggio nell’ambito dell’inchiesta 'Fake Onlus' che vede al centro una presunta gestione economica illecita da parte di alcune onlus che si occupano di accoglienza dei migranti, per presunti profitti illeciti per milioni di euro.
L’operazione è coordinata dai pm di Milano Ilda Boccassini e Gianluca Prisco.
Le Onlus al centro dell’operazione 'Fake Onlus' di questa mattina risultano collegate «a noti pluripregiudicati appartenenti alla 'ndrangheta» e sarebbero state utilizzate per consentire a persone recluse di «accedere ai benefici di legge attraverso l’assunzione presso le predette cooperative».
Le onlus sarebbero state «sfruttate per fare ottenere a persone recluse, attraverso il rilascio di documentazione falsa, la concessione della misura alternativa alla detenzione da parte del magistrato di sorveglianza».
Le misure cautelari a carico di 11 persone, che avrebbero fatto parte di «un’organizzazione criminale dedita alla truffa e all’autoriciclaggio», sono state eseguite in Lombardia e in Campania.
Le indagini del procuratore aggiunto Ilda Boccassini e del pm Gianluca Prisco, condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Gdf di Lodi, vedono al centro, spiegano i finanzieri, «un pericoloso sodalizio criminale che si è stabilmente inserito nelle gare pubbliche per la gestione dell’emergenza migranti indette dalle Prefetture di Lodi, Pavia e Parma».
Nelle indagini durate due anni è stata accertata «la progressiva costituzione di Onlus Cooperative, collegate tra loro da mirati interscambi di cariche amministrative, appositamente costituite» solo per «partecipare ed aggiudicarsi le gare» indette dalle Prefetture «offrendo, spesso, il prezzo più conveniente a ribasso, producendo a supporto documentazione non veritiera sui servizi offerti ai migranti».
L’alternarsi delle cariche rappresentative nelle onlus nasceva «dalla necessità di partecipare ai bandi in modo da evitare che emergessero i precedenti penali di alcuni indagati», che avrebbero rappresentato «una causa ostativa».
Dal 2014 ad oggi le onlus e le cooperative sociali indagate «hanno beneficiato, complessivamente, di somme pubbliche per oltre 7 milioni di euro ma la gestione economico-finanziaria ha permesso di far luce su un articolato e complesso sistema distrattivo di fondi pubblici». Inoltre, le onlus, chiarisce la Gdf, «risultano essere collegate a noti pluripregiudicati appartenenti alla 'ndrangheta, i quali le hanno sfruttate per far ottenere a persone recluse, attraverso il rilascio di documentazione falsa, la concessione della misura alternativa alla detenzione da parte del magistrato di sorveglianza».
Veniva «attestata, falsamente, la possibilità-necessità di poter accedere ai benefici di legge attraverso l’assunzione presso le cooperative».
(ANSA)
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