Se da un lato il ministro dell'Interno Matteo Salvini esulta per la sentenza della Corte di Strasburgo, che ha rigettato il ricorso dei migranti; dall'altro, in Sicilia si moltiplicano le iniziative di protesta per chiedere lo sbarco immediato. Mentre la nave Sea Watch con a bordo i 42 migranti è in mare ormai da 13 giorni si consuma lo scontro politico. Da Palermo a Catania, associazioni e comitati sono scesi in piazza a sostegno dei migranti. Ieri sera, nel capoluogo siciliano, sulla scia della protesta che va avanti da giorni a Lampedusa guidata da don Carmelo La Magra, gli attivisti di vari movimenti si sono dati appuntamento sul sagrato della Cattedrale. "La vicenda della Sea Watch - dicono gli organizzatori del presidio di Palermo - assume ogni giorno di più contorni disumani, disumanità tratteggiata nelle ultime ore dal dileggio con cui il ministro dell’Interno ha commentato la disponibilità manifestata dall’arcivescovo di Torino di accogliere le 42 persone che ormai da giorni sono bloccate in mezzo al mare di fronte alla costa lampedusana. Vogliamo fare emergere una volta di più in maniera netta la nostra contrarietà alla politica dei porti chiusi, dei respingimenti e della trasformazione del nostro mare in un cimitero sommerso". Sit-in contro la politica dei porti chiusi anche nel capoluogo etneo, in piazza Duomo: "Fateli scendere ora!" lo slogan della manifestazione. "Nonostante questa pessima notizia (la sentenza della Corte di Strasburgo che rigetta il ricorso dei migranti, ndr) - afferma Renato Camarda a nome della Rete #Restiamoumani - siamo qui a manifestare. Come catanesi abbiamo una responsabilità ulteriore, perché da qui sono partiti i peggiori attacchi alle Ong. E dobbiamo continuare, seguendo l'esempio del parroco di Lampedusa che trascorre la notte all'esterno della chiesa, sul sagrato, finché non scenderanno i 42 migranti. A Palermo è stata organizzata una grande manifestazione in cattedrale. Noi chiederemo il permesso per stare nel sagrato del Duomo a Catania". Per il ministro Salvini, forte della sentenza di Strasburgo, la politica dell'Italia è "confermata la scelta di ordine, buon senso, legalità e giustizia: porti chiusi ai trafficanti di esseri umani e ai loro complici". Sono ore concitate. Il capitano della nave - come annunciato dalla comandante Carola Rackete - potrebbe comunque decidere di fare rotta verso il porto di Lampedusa, andando incontro alle sanzioni previste dal decreto sicurezza bis: multe fino a 50mila euro e confisca dell'imbarcazione. I ricorrenti avevano invocato gli articoli 2 (diritto alla vita) e 3 (divieto di trattamenti inumani e degradanti) della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, chiedendo di essere sbarcati subito con un provvedimento provvisorio d'urgenza per poter presentare una richiesta di protezione internazionale. La Corte ha chiesto informazioni al Governo ed alla ong, ha esaminato le risposte ricevute e nel pomeriggio è arrivata la decisione: non ci sono gli estremi per indicare all'Italia di autorizzare lo sbarco; Roma deve tuttavia "continuare a fornire l'assistenza necessaria alle persone vulnerabili a bordo a causa della loro età o condizioni di salute". Le misure provvisorie nei confronti degli Stati, sottolinea poi la Corte, vengono adottate "in via eccezionale", quando "i richiedenti sarebbero esposti - in assenza di tali misure - a rischio reale di danni irreparabili". Ma per Strasburgo non era questo il caso dei naufraghi da 13 giorni sulla Sea Watch 3. Salvini promette: "La Sea Watch in Italia non ci arriva, possono stare lì fino a Natale. In 13 giorni se avessero avuto veramente a cuore la salute dei migranti sarebbero andati e tornati dall'Olanda". L'atteggiamento della ong, sottolinea, "è un'evidente provocazione politica. Stanno usando da 13 giorni esseri umani per scopi politici, sono personaggi inqualificabili". Critiche arrivano da sinistra. Per l'eurodeputato Pd Pietro Bartolo "è disumano che il nostro ministro dell'Interno possa dire che non scenderanno neanche a Natale. Ci sono ancora bambini a bordo".