"Domani dolorosamente non andrò nell’aula bunker per la prima volta. Mi dispiace per la signora Falcone. Le polemiche sono tante, c'è troppo veleno, c'è troppo odio e tutto questo non suona al rispetto della memoria del giudice Falcone e dei poveri agenti della scorta". Lo dice il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci.
Musumeci, intervistato a Trm, spiega la scelta di non partecipare domani alle celebrazione nell’aula bunker dell’Ucciardone, organizzate dal Miur e dalla Fondazione Falcone per l’anniversario della strage di Capaci: "Passo per essere un presidente sobrio, di basso profilo sul piano del protagonismo e della esposizione sui mass media". "Domani - assicura Musumeci - andrò nella caserma Lungaro per assistere alla deposizione della corona di alloro da parte del capo della polizia e poi torno nel mio ufficio a lavorare per tentare di tirare fuori i ragazzi dal condizionamento che subiscono ogni giorno da parte della criminalità organizzata,
che si nutre e si alimenta della disperazione dei giovani".
"Non è un caso che la malavita venga reclutata nelle periferie dove lo Stato ha difficoltà ad arrivare - prosegue - e quando arriva arriva molto debole, in maniera quasi a non percepirne la presenza e questo crea un solco sempre più profondo tra lo Stato e la gente. E spesso si apre una competizione tra lo Stato e l’anti-Stato in termini di occupazione, di prestiti di denaro, di garanzia del controllo territorio e non è detto che in questa competizione vinca sempre lo Stato, purtroppo non sempre è così".
"Domani non andrò a ricordare Giovanni Falcone nell’aula bunker di Palermo. Preferisco andare a Capaci, nel luogo in cui tutto accadde, preferisco stare assieme a chi non ama le messe cantate sui morti". Così sul suo profilo Facebook il presidente regionale della Commissione antimafia, Claudio Fava, che aggiunge: "Hanno trasformato il ricordo del giudice Falcone nel festino di Santa Rosalia. Al posto dei vescovi e dei turibolanti che spargono incenso, domani ci saranno i ministri romani, gli unici che avranno titolo per parlare (con la loro brava diretta televisiva) e per spiegarci come si combatte cosa nostra. Cioè verranno loro, da Roma, per spiegarlo a noi siciliani, a chi da mezzo secolo si scortica l’anima e si piaga le ginocchia nel tentativo di liberarsi dalle mafie. La scaletta degli interventi è stata elaborata dai collaboratori del ministro dell’istruzione, che finanzia il festino, dunque viene e parla assieme ai suoi colleghi di governo: gli altri in sala ad applaudire, come si fa a scuola col direttore. Una cerimonia patriottica grottesca. Verrà Salvini, e parlerà. Gli altri, muti. Pazienza. Io domani vado a Capaci".
Arriva però l'appello di Maria Falcone, sorella del giudice ucciso, che invita a mettere da parte le polemiche. «Da 27 anni l’anniversario della strage di Capaci simboleggia l’unità della nazione nella lotta alle mafie e nella difesa della democrazia, della libertà e della legalità. Il 23 maggio si rende onore non solo a mio fratello Giovanni, a sua moglie Francesca Morvillo a Paolo Borsellino e agli eroici agenti delle scorte, ma anche a tutti gli altri uomini e donne delle istituzioni che hanno sacrificato le loro vite per tutti noi. Il mio augurio è che nessuna polemica sporchi le celebrazioni in ricordo delle stragi di Capaci e Via D’Amelio.
E’ fondamentale che quel giorno, come accade da 26 anni, le istituzioni confermino con la loro presenza l’impegno dello Stato a portare avanti gli ideali a cui Giovanni Falcone ha dedicato la sua vita fino all’estremo sacrificio. E' importantissimo che tanti cittadini testimonino, partecipando alle manifestazioni, che la Sicilia rifiuta a viso aperto la mafia - spiega - niente deve incrinare l’entusiasmo e la gioia delle migliaia di bambini e ragazzi delle scuole di tutta Italia che vengono a Palermo e che vivono questo appuntamento come il coronamento di un anno di studio e di impegno sui temi della legalità e della democrazia. Il 23 maggio è soprattutto per loro».
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