Venerdì 22 Novembre 2024

Sicilia e-Servizi, archiviata parte dell'inchiesta su Ingroia

Antonio Ingroia

Archiviata metà dell’inchiesta sull'ex pm Antonio Ingroia, accusato di peculato quando era amministratore della società regionale Sicilia e-Servizi. A deciderlo è stata la Procura di Palermo, con un provvedimento del Gip Roberto Riggio. L’altra parte dell’indagine condotta dai pm Pierangelo Padova e Enrico Bologna, coordinati dal procuratore aggiunto, Sergio Demontis, continua a essere oggetto di una udienza preliminare, in corso davanti al Gup, Maria Cristina Sala. In questo secondo caso l’ex procuratore aggiunto dell’indagine sulla trattativa Stato-mafia risponde di altri episodi di peculato. La parte archiviata vedeva indagato anche l’ex dirigente regionale, Gianni Silvia, che all’epoca dei fatti (2015) era rappresentante del socio-Regione dell’azienda pubblica, oltre che capo di gabinetto dell’ex presidente della Sicilia, Rosario Crocetta, che aveva nominato Ingroia. Silvia aveva autorizzato a pagare Ingroia non 40 mila euro annui, come da delega del presidente Crocetta, ma 50 mila euro, cifra comunque consentita dalla legge e dunque per lui non ci sono gli estremi dell’abuso d’ufficio. Ingroia, difeso dagli avvocati Enrico Sorgi e Mario Serio, per il 2014 si era invece autoliquidato 117 mila euro: 17 mila di spese più 100 mila, il doppio della indennità annuale, così come consentito (da una legislazione complessa e che è cambiata nel tempo), nel caso di conseguimento di utili. Effettivamente, rimarcano i pm nella richiesta di archiviazione poi accolta, a fronte di «un utile di poche migliaia di euro», si era dato corso a una «liquidazione fortemente discutibile e financo censurabile nelle diverse sedi civili e contabili», ma che «non può ritenersi fonte di responsabilità penale perchè essa non era vietata dalle norme vigenti, applicate in modo assai sottile». L’indennità di risultato, cioè, non si può considerare «in alcun modo ragionevole o proporzionata» ma non è vietata. L'altro presunto peculato, ancora sub judice, riguarda il pagamento di un’indennità per un anno intero, il 2013, sebbene Ingroia fosse stato liquidatore, e non amministratore unico, per soli tre mesi. Inoltrem l’ex magistrato, oggi avvocato, avrebbe percepito rimborsi non dovuti, secondo l’accusa, spese di vitto e alloggio.

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