Lunedì 23 Dicembre 2024

Loggia segreta: al vertice l'ex deputato Lo Sciuto, tra gli indagati l'assessore Lagalla

L'ex deputato Giovanni Lo Sciuto

Ci sono nomi eccellenti nell'operazione "Artemisia" che ha portato a ventisette arresti da parte dei Carabinieri del nucleo investigativo del Comando provinciale di Trapani, su disposizione del Giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Trapani, e su richiesta della Procura. L'ex deputato di Forza Italia, che è stato anche presidente dell'Ars, Francesco Cascio è ai domiciliari, così come l'ex sindaco di Castelvetrano, Felice Errante. In manette anche il deputato regionale Giovanni Lo Sciuto, in carica fino al 2017. Avviso di garanzia per l'assessore Roberto Lagalla, quando era rettore dell'Università di Palermo. È indagato per abuso d'ufficio. Giovanni Lo Sciuto avrebbe ottenuto un cospicuo pacchetto di voti grazie ad un accordo con Rosario Orlando, responsabile del centro medico legale dell’Inps fino al maggio 2016, poi collaboratore esterno dello stesso ente quale "medico rappresentante di categoria in seno alle commissioni invalidità civili". Orlando sarebbe stato corrotto attraverso regalie ed altre utilità, e, grazie ai legami fra Lo Sciuto e l’ex rettore Roberto Lagalla per l’aggiudicazione di una borsa di studio a favore della figlia all’università di Palermo. L’assessore Roberto Lagalla si dichiara "sereno". "Al momento, non sono in possesso di sufficienti elementi conoscitivi e documentali, né di personale memoria, tali da consentirmi una qualsiasi ricostruzione della presunta violazione dei doveri d'ufficio. Restando, ovviamente, a completa disposizione della Magistratura, mi sorregge la serena coscienza di avere sempre ispirato le mie azioni istituzionali a criteri di correttezza e rispetto della legge, nell'esclusivo interesse della cosa pubblica. Per tale ragione e nella certezza che la circostanza potrà essere ampiamente chiarita nel corso dell’attività istruttoria, mi dichiaro - conclude - assolutamente sereno e fiducioso nella rapida soluzione della vicenda". I 27 arrestati sono responsabili, a vario titolo, di corruzione, concussione, traffico di influenze illecite, peculato, truffa aggravata, falsità materiale, falsità ideologica, rivelazione ed utilizzazione del segreto d’ufficio, favoreggiamento personale, abuso d’ufficio ed associazione a delinquere secreta finalizzata ad interferire con la pubblica amministrazione (violazione della c.d. legge Anselmi). In carcere sono finiti tre poliziotti, Salvatore Passannante, Salvatore Virgilio e Salvatore Giacobbe. Per gli stessi reati sono stati notificati anche 5 obblighi di dimora e una misura interdittiva della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio, nonché notificate altre 4 informazioni di garanzia ad altrettanti indagati. Le indagini dei Carabinieri, coordinati dalla Procura di Trapani, sono iniziate nel 2015 e hanno avuto come fulcro Giovanni Lo Sciuto che avrebbe commesso numerosi reati contro la Pubblica amministrazione il cui fine ultimo sarebbe stato costantemente quello di ampliare la sua base elettorale in vista delle varie elezioni e di conseguenza il proprio potere politico. Lo Sciuto avrebbe creato uno stabile accordo corruttivo con Rosario Orlando, allora responsabile del Centro Medico Legale dell’Inps, e in carica fino a maggio 2016, poi collaboratore esterno dello stesso ente in qualità di "medico rappresentante di categoria in seno alle commissioni invalidità civili". Da Orlando, l’ex deputato regionale, avrebbe ottenuto la concessione di numerose pensioni di invalidità, anche in assenza dei presupposti previsti dalla legge. Ogni pensione di invalidità fatta concedere, in forza del consolidato accordo, avrebbe rappresentato per l’ex onorevole regionale un cospicuo pacchetto di voti certi. Circa 70 sono i casi di pensioni di invalidità, attualmente al vaglio degli inquirenti, concesse a cittadini sponsorizzati da Lo Sciuto. L’ex deputato regionale godeva inoltre del rapporto privilegiato con il presidente dell’ente di formazione professionale “Anfe” (Associazione nazionale famiglie emigrati), Paolo Genco, anch'egli arrestato. Quest'ultimo gli avrebbe garantito sostegno economico e raccolta di voti per le sue candidature, così da rafforzare la sua posizione politica, nonché il suo consenso popolare, strettamente connesso alle assunzioni presso l'Anfe. Lo Sciuto, infatti, sarebbe riuscito ad ottenere assunzioni per persone da lui segnalate oltre che appoggio elettorale, anche finanziario. In cambio sarebbe intervenuto per agevolare la concessione dei finanziamenti a favore dell’ente. Inoltre, in qualità di deputato regionale e membro della commissione cultura, lavoro e formazione si sarebbe prodigato per l’approvazione di delibere e progetti di leggi regionali a favore dell’Anfe. E dall'indagine emerge l’esistenza di una associazione a delinquere promossa e capeggiata da Lo Sciuto con la collaborazione, nel settore organizzativo, del massone Giuseppe Berlino. Tra i membri dell'associazione ci sarebbe anche l’ex sindaco di Castelvetrano Felice Errante, l’ex vice sindaco di Castelvetrano Vincenzo Chiofalo e il commercialista massone Gaspare Magro. L'associazione avrebbe stabilito accordi e collusioni con esponenti di rilievo del mondo politico, delle forze dell’ordine, delle istituzioni e degli enti di governo del territorio, del comparto sanità e dell’imprenditoria. Nel Comune di Castelvetrano vi sarebbe stato un controllo generalizzato e penetrante delle scelte politiche ed amministrative e il condizionamento delle scelte inerenti le nomine in enti pubblici o di interesse pubblico, come nel caso dell’Ipab Infranca e del Parco Archeologico di Selinunte e della nomina di Berlino, all’interno della segreteria dell’assessorato regionale ai Beni Culturali, la predisposizione di bandi e l’assegnazione di finanziamenti regionali, l’assegnazione di pensioni di invalidità o indennità di accompagnamento e l’assunzione in strutture pubbliche e privata di soggetti scelti da Lo Sciuto sulla base di interessi clientelari, affaristici o personali. Lo Sciuto, avrebbe anche raggiunto un accordo con l’ex rivale politico Luciano Perricone, finito agli arresti domiciliari, per l'elezione a sindaco alle elezioni del 2017. Non viene contestata, dal Gip l’appartenenza alla massoneria in quanto tale; non viene addebitata infatti alcuna responsabilità al maestro venerabile della Loggia al cui interno si era sviluppata l’associazione segreta.   Sono finiti in carcere Giovanni Lo Sciuto, 55 anni, di Castelvetrano, Paolo Genco, 64 anni, di Salemi, Gaspare Magro, 54 anni, di Caltagirone, Giuseppe Angileri, 62 anni, di Marsala, Isidoro Calcara, 55 anni, e Salvatore Passanante, 59 anni, entrambi di Castelvetrano, Salvatore Virgilio, 49 anni, di Erice, Salvatore Giacobbe, 48 anni, di Castelvetrano, Rosario Orlando, 67 anni, di Alcamo e Giuseppe Berlino, 41 anni, di Castelvetrano. Gli arresti domiciliari sono stati disposti per Maria Luisa Mortillaro, 63 anni, di Marsala, Vincenzo Giammarinaro, 60 anni, di Castelvetrano, Francesco Cascio, 55 anni, di Palermo, Adelina Barba, 48 anni, di San Biagio Platani, Sebastiano Genna, 68 anni, di Marsala, Giovanna Ivana di Liberto, 32 anni, di Alcamo, Giuseppe Cammareri, 53 anni, e Vincenza Daniela Lentini, 52 anni, entrambi di Marsala, Gaetano Salerno, 42 anni, di Castelvetrano, Antonio Di Giorgio, 45 anni, di Palermo, Alessio Cammisa, 43 anni, di Palermo; e ancora Antonietta Barresi, 56 anni, Francesco Messina Denaro, 58 anni, Vincenzo Chiofalo, 64 anni, Tommaso Geraci, 64 anni, tutti di Castelvetrano; Felice Junior Errante, 44 anni, Luciano Perricone, 63 anni, di Trapani. Obbligo di dimora per Valentina Li Causi, 32 anni, e Filippo Daniele Clemente, 32 anni, entrambi di Castelvetrano; Arturo Corso, 61 anni, di Salemi, Gaetano Bacchi, 88 anni, di Santa Ninfa, Maria Zina Biondo, 48 anni, Sadusky (Usa). Misura interdittiva per Giorgio Saluto, 61 anni, di Trapani.

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