Lunedì 23 Dicembre 2024

Inchiesta con 96 indagati. Cuffaro: "Fiducia nella magistratura, nessuna promessa di lavoro"

Totò Cuffaro

"Mi è stato notificato per conto della Procura di Termini Imerese un atto di chiusura delle indagini dove mi si contesta di “ aver promesso un posto di lavoro all’Ars” in cambio di voti. Ho sempre avuto ed ho grande fiducia nella Giustizia e rispetto per il lavoro dei P.M e se sono nella lista insieme ad altri 96 indagati un motivo ci sarà". Sono le parole dell'ex Governatore della Sicilia, Salvatore Cuffaro, in merito all'inchiesta su un presunto scambio di voti, favoritismi e promesse di posti di lavoro a Termini Imerese. Un sistema che sarebbe stato messo in piedi per condizionare le regionali del 2017 e le comunali dello stesso anno. Al culmine di un'inchiesta, la Procura della Repubblica ha emesso 96 avvisi di conclusione indagini, un atto che prelude a una richiesta di rinvio a giudizio per assessori regionali, deputati, sindaci e amministratori comunali. Con Cuffaro sono indagati anche l'assessore regionale territorio, Toto Cordaro; il capogruppo all'assemblea regionale di "Diventerà Bellisima" (lista che fa capo all'attuale Governatore Nello Musumeci) Alessandro Aricò; gli ex coordinatori della Lega in Sicilia Alessandro Pagano e Angelo Attaguile; il candidato (non eletto) del Pd alle regionali, Giuseppe Ferrarello; il sindaco di Termini Imerese, Francesco Giunta, sostenuto da uno schieramento di centro destra. Tra gli indagati anche Loredana Bellavia, che quando il caso è esploso si è dimessa da assessore comunale. "Appena avrò le carte che mi riguardano - continua Salvatore Cuffaro - le studierò e mi adopererò con i miei avvocati per chiarire questa vicenda che mi viene attribuita. So che è reato promettere posti di lavoro in cambio di voti e so di non aver promesso nessun posto di lavoro all’Ars e so anche di non avere nessun potere, o ruolo (essendo un semplice cittadino senza alcun incarico) e nessuna possibilità di mantenere simili promesse". "Conosco Amodeo da 20 anni, è un dirigente politico, e non credo avesse bisogno di promesse di lavoro per votare per Filippo Tripoli col quale - continua - ha un ottimo rapporto personale ed ha collaborato per tutta la campagna elettorale". "Sono certo - conclude - di poter chiarire, quanto prima, la mia innocenza rispetto ai fatti che mi si contestano". "Sono sorpreso. Francamente ritenevo che dopo le decisioni del Tribunale della libertà di Palermo, della giunta per le autorizzazioni della Camera dei Deputati e di ben due pronunciamenti della Corte di Cassazione circa l’assenza di fumus del reato, la Procura avesse tutti gli elementi per chiedere da subito l’archiviazione sulla questione riguardante il presunto scambio di nominativo del candidato Caputo". Così Alessandro Pagano, vice presidente del gruppo parlamentare della Lega alla Camera dei Deputati. "Sarà compito dell’Autorità giudicante - dichiara -, sulla cui imparzialità e serenità confido, decidere se questa vicenda merita un lungo ed estenuante processo oppure no. Risulta confermata peraltro la mia assoluta estraneità ad ipotesi di voto di scambio cui - conclude - diversi organi di informazione, senza distinguere le posizioni dei soggetti indagati, ancora con grave superficialità continua ad accostarmi". "Sono sicuro della mia estraneità ai fatti e di aver agito correttamente: non ho mai promesso posti di lavoro in cambio di voti. Dopo aver ricevuto e studiato le copie degli atti, attraverso i miei legali chiederò ai magistrati di essere sentito al più presto", commenta poi Filippo Tripoli, candidato alle scorse regionali e candidato alle prossime comunali come sindaco di Bagheria. "Se sul piano giudiziario mi sento assolutamente sereno - aggiunge - sul piano politico mi amareggia il fatto che la notizia sia uscita proprio nel mezzo della campagna elettorale per le amministrative a Bagheria, che mi vede candidato a sindaco. È evidente che tale notizia rappresenta una ghiotta quanto meschina occasione di strumentalizzazione da parte di qualche avversario".

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