A quattro mesi dall’inizio della stretta sui salvataggi in mare, con la linea dura del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, c'è stata una «riduzione relativamente modesta» degli sbarchi in Italia, che è coincisa «con un forte aumento del numero di morti e dispersi». Lo rileva un rapporto dell’Ispi, che esprime dubbi sull'utilità delle politiche di deterrenza nei confronti del soccorso in mare.
Il rapporto confronta tre periodi: 16 luglio 2016-15 luglio 2017; 16 luglio 2017- maggio 2018; giugno-settembre 2018. Nel primo periodo, quello dei 12 mesi precedenti al calo degli sbarchi, in Italia sono arrivate irregolarmente dal mare 532 persone al giorno. Nel periodo che coincide con l’attuazione delle politiche Minniti, il numero è sceso del 78%, per un totale di 117 persone al giorno.
Il periodo che corrisponde alle politiche Salvini ha fatto registrare un’ulteriore riduzione degli sbarchi (circa 61 al giorno). Calcolando invece i morti in mare, si stima che nel periodo precedente al calo degli sbarchi siano annegate poco meno di 12 persone al giorno. L’anno che coincide con le politiche Minniti è stato accompagnato da una netta diminuzione del numero assoluto dei morti, sceso a circa 3 persone al giorno.
Ai quattro mesi di politiche Salvini corrisponde invece un nuovo aumento del numero di morti e dispersi (8 persone al giorno). E lo scorso settembre, il 19% di chi ha tentato la traversata dalla Libia è risultato morto o disperso - una percentuale mai registrata lungo la rotta del Mediterraneo centrale da quando si dispone di statistiche sufficientemente accurate.
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