L’epidemia di morbillo in corso in Italia ha fatto altri due morti, con il conto totale che è salito a sei. La notizia, contenuta nell’ultimo bollettino dell’Iss, arriva proprio quando la questione vaccini torna alla ribalta per le dichiarazioni del ministro Grillo, secondo cui l'obbligo «può essere necessario ma non sufficiente».
I due nuovi casi mortali riguardano due persone adulte e non vaccinate segnalate dalla Regione Sicilia, la regione più colpita negli ultimi mesi. I due decessi segnalati, uno in provincia di Agrigento e uno in provincia di Caltanissetta, si legge nel documento, si sono verificati in una persona di 51 anni e in una di 29. «In tutti i casi, la causa del decesso è stata una grave insufficienza respiratoria e/o arresto cardio circolatorio - scrivono gli esperti dell’Iss -. Tutti i casi erano non vaccinati al momento del contagio». Se si estende il conteggio anche allo scorso anno sono 10 i morti totali, fra cui un bambino di 10 mesi.
L'Asp di Palermo ha sottolineato che entrambe erano non vaccinate, gravemente a rischio di e una affetta da Aids in terapia con farmaci antiretrovirali, ed entrambi erano state trasferite e ricoverate già in condizioni critiche in ospedali palermitani e, poi decedute, per complicanze da morbillo. L'Asp di Palermo segnala che nel 2018 la copertura vaccinale nel capoluogo dal morbillo è superiore al 90%. Nel 2017 sono state complessivamente 480 mila le vaccinazioni effettuate dall'Asp di Palermo: l’aumento delle vaccinazioni obbligatorie è stato del 33,80%, ma ancora più significativo è stato l’aumento delle vaccinazioni per morbillo, rosolia, parotite e varicella: dalle 26.622 vaccinazioni del 2016 si è passati alle 43.432 del 2017(+ 63,10%), mentre l'aumento dei “richiami” di difterite, tetano, polio e pertosse è stato del 40,10% (da 26.154 del 2016 a 36.639 del 2017). Significativo anche il dato degli inadempienti recuperati: 9.549 per morbillo, rosolia, parotite e varicella e 770 per l'esavalente. I dati del 2018 fanno segnare un ulteriore incremento.
Dal 1 gennaio al 31 agosto 2018 sono stati segnalati in Italia 2.248 casi di morbillo (di cui 126 nel mese di luglio e 66 nel mese di agosto 2018). L’88,5% dei casi si è verificato in 7 Regioni, con in testa la Sicilia (1.116 casi). La RegioneSicilia ha riportato l’incidenza più elevata (333 casi per milione di abitanti). L’età mediana dei casi è stata pari a 25 anni. Sono stati segnalati 429 casi in bambini di età inferiore a 5 anni, di cui 138 avevano meno di 1 anno. Il 91,1% dei casi era non vaccinato al momento del contagio, il 5,5% aveva effettuato una sola dose. Il 48,9% dei casi ha sviluppato almeno una complicanza, prosegue il documento, e il 59,4% dei casi totali è stato ricoverato. Sono stati segnalati 98 casi tra operatori sanitari, di cui 52 con complicanze (53,1%).
Nonostante l’aumento delle coperture vaccinali nel 2017 faccia ben sperare soprattutto nella riduzione dei casi di morbillo nei bambini molto piccoli, per l’Iss è necessario mettere in atto nuove iniziative per gli adolescenti, giovani adulti, soggetti a rischio e aumentare anche la consapevolezza dell’importanza della vaccinazione anche tra gli operatori sanitari tra i quali si registra ancora un numero elevato di casi (334 nel 2017 e 98 nel 2018). Proprio il vaccino per il morbillo, ha affermato Grillo ieri, è l’unico che meriterebbe di restare obbligatorio.
Obbligo, ha ribadito però oggi al Senato, che non è sufficiente. L'epidemia di morbillo «in corso nel nostro Paese dimostra come obbligare alle vaccinazioni può essere necessario, ma non è sufficiente a fini di prevenzione», ha affermato. Infatti, ha aggiunto il ministro, «l'aumento di coperture che l’obbligo prodotto nelle generazioni dei nuovi nati non ha interrotto la diffusione della malattia». Questo perchè, ha spiegato, "l'eliminazione del morbillo richiede l’attuazione di un complesso di interventi, descritti in un Piano già disponibile e che è stato tuttavia colpevolmente dimenticato dal 2011, oltreché non finanziato. Per interrompere l’epidemia occorre, per esempio, promuovere la vaccinazione tra gli operatori sanitari per garantire le occasioni di contatto con i servizi sanitari e occorre potenziare molto la comunicazione sociale».
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