Giovedì 14 Novembre 2024

Complicazioni dopo il trapianto di faccia a Roma: segnali di rigetto

Dall'entusiasmo per un intervento unico in Italia alla preoccupazione per il possibile esito, con la paziente che non è in pericolo di vita ma che dà segni di rigetto tali da far decidere i medici di optare per il 'piano B'. In poche ore è completamente cambiata la situazione all'ospedale Sant'Andrea di Roma, teatro del primo trapianto di faccia tentato in Italia. Nonostante l'intervento sia stato giudicato 'tecnicamente riuscito' i bollettini parlano di problemi per la paziente tali da far scegliere ai medici di optare per una ricostruzione temporanea con il tessuto della paziente. «Le condizioni generali della paziente permangono buone e non ci sono preoccupazioni per la sua vita - si legge in una nota -. In considerazione del permanere della sofferenza del microcircolo, si è deciso di procedere alla ricostruzione temporanea con tessuti autologhi della paziente, in attesa di una eventuale ulteriore ricostruzione con tessuti facciali da nuovo donatore». I tessuti trapiantati, spiega il bollettino, hanno manifestato durante la prima notte passata in terapia intensiva dalla paziente segni di sofferenza del microcircolo per sospetto rigetto, nonostante «il cross-match negativo tra donatore e ricevente». Le poche righe diffuse dall'ospedale hanno gelato le speranze di riuscita dell’intervento, e hanno portato all'annullamento la conferenza stampa prevista per ieri, a cui dovevano partecipare oltre al professor Fabio Santanelli di Pompeo, responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia Plastica del Sant'Andrea e coordinatore del trapianto e al suo assistente, il dottor Benedetto Longo, anche il governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti e il ministro della Salute Giulia Grillo. La conferenza era già stata annunciata sabato scorso, quando la notizia era prima trapelata da fonti 'non ufficiali' per venire poi confermata dall'ospedale e dal Centro Nazionale Trapianti. All'intervento si era arrivati dopo diversi anni di preparazione, in cui i chirurghi erano stati in visita all'estero per imparare la tecnica, e la procedura era stata vagliata e autorizzata anche dal Consiglio Superiore di Sanità. All'eventualità di un rigetto era sicuramente preparata la paziente, una donna di 49 anni colpita da neurofibromatosi di tipo 1, una malattia rara fortemente deturpante, che ha ricevuto la faccia da una giovane di 21 anni vittima di un incidente stradale. Secondo Bohdan Pomahac, il chirurgo che ha effettuato il primo intervento di questo tipo negli Usa, questo evento avverso si verifica nel 90% dei pazienti entro un anno dall'operazione, e anche se in molti casi si risolve con i farmaci che sopprimono in parte il sistema immunitario esiste una percentuale di pazienti che invece deve rinunciare alla nuova faccia, e prepararsi ad un nuovo trapianto. Sembrerebbe essere questo il caso anche della donna romana, vista la decisione annunciata ieri sera.

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