È quasi mezzogiorno e picchia il sole di questa strana estate quando si delinea il bilancio della tragedia che ha macchiato per sempre uno dei più straordinari angoli di Calabria, le Gole del Raganello. Sono dieci le vittime ma, dopo allarmi e timori che si erano rincorsi per ore, non ci sono dispersi al 99,9%, come rassicura il Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, a conclusione di un vertice operativo nel Municipio di Civita.
Le tre persone di cui non si avevano notizie, facendo trepidare la macchina dei soccorsi, erano da tutt'altra parte e sono state rintracciate.
Quarantaquattro le persone coinvolte dall’onda di piena del Raganello che si è abbattuta su gruppi organizzati ed escursionisti «fai da te». «C'era un’allerta gialla - ha detto il Capo della Protezione civile nazionale Angelo Borrelli che oggi sarà a Civita per un sopralluogo - e ricordo che con questa allerta ci possono essere morti».
Una vicenda, quella del Raganello, che ha scosso il Paese, dei sentimenti del quale si è fatto interprete il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha detto di provare «grande tristezza per questa nuova tragedia», mettendo in evidenza la «consueta abnegazione» degli uomini del soccorso. Anche il premier Giuseppe Conte ha manifestato «apprensione e preoccupazione», aggiungendo il «grazie del Governo all’instancabile macchina dei soccorsi».
Dopo un calvario durato quasi 24 ore di dolore e angoscia - come hanno riconosciuto il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, giunto in Calabria per esprimere la vicinanza del Governo, e il prefetto di Cosenza Paola Galeone - non ci dovrebbero essere altri tragici fatti nuovi. La speranza che la conta dei morti sia finita è stata suffragata anche dal clima di smobilitazione che si è respirato nel pomeriggio nella piazza di Civita, diventata, suo malgrado, l’epicentro del dolore per tante famiglie colpite dalla piena scatenatasi a monte del Ponte del Diavolo.
Quella stessa piazza che, in una sorta di Spoon River del Raganello, è stata attraversata da storie di solidarietà e di lutto come quella dell’unica vittima calabrese, Antonio De Rasis, di 32 anni, guida esperta che era stato uno degli «angeli di Rigopiano», tradito da quelle forre che conosceva come le sue tasche, o quelle della coppia di coniugi campani, del padre coraggio di Brindisi, morto dopo avere messo in salvo i figli, delle due ballerine pugliesi, dell’escursionista bergamasca o di quello romano.
Se la Procura della Repubblica di Castrovillari ha aperto un’inchiesta contro ignoti ipotizzando i reati di omicidio colposo, lesioni colpose, inondazione e omissioni di atti d’ufficio, il ministro Costa si è detto intenzionato, con il Governo, a presidiare il fronte amministrativo della vicenda. "Il Paese è stanco di piangere i morti - ha detto Costa - e io sono qui proprio per capire chi doveva fare cosa e non l’ha fatto e se c'è stata sciatteria o negligenza da parte di qualcuno. D’intesa con il premier abbiamo chiesto alla Prefettura di Cosenza una relazione amministrativa. C'è un dovere di trasparenza che va rispettato».
Anche Civita in queste ore ha avuto i suoi angeli, soccorritori che si sono calati con le funi e i verricelli subito dopo la tragedia per salvare vite umane. Almeno in 70, tra Soccorso alpino, con squadre provenienti anche da Campania, Basilicata e Umbria, speleo-fluviali dei vigili del fuoco, Protezione civile, carabinieri forestale e polizia, hanno partecipato senza sosta alle operazioni di recupero dei feriti e dei deceduti.
I corpi delle vittime, dalla palestra comunale, dove sono stati effettuati i riconoscimenti ufficiali, sono stati portati nell’ospedale di Cosenza ed altri della provincia. Da oggi i corpi delle vittime, sui quali non sarà effettuata l'autopsia - su decisione della Procura di Castrovillari - saranno messi a disposizione delle famiglie che hanno espresso il desiderio di riportare a casa i loro cari per i funerali.
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