«Cinque anni fa, durante la mia visita a Lampedusa, ricordando le vittime dei naufragi, mi sono fatto eco del perenne appello all’umana responsabilità: 'Dov'è il tuo fratello?'». Parte dal ricordo dell'isola siciliana papa Francesco per parlare del tema dei migranti, a cui dedica una messa nella Basilica Vaticana in occasione del quinto anniversario della sua visita a Lampedusa. Il pontefice ha ribadito che «questa non è una domanda rivolta ad altri, è una domanda rivolta a me, a te, a ciascuno di noi. Purtroppo le risposte a questo appello, anche se generose, non sono state sufficienti, e ci troviamo oggi a piangere migliaia di morti». «Il Signore - aggiunge Bergoglio - promette ristoro e liberazione a tutti gli oppressi del mondo, ma ha bisogno di noi per rendere efficace la sua promessa. Ha bisogno dei nostri occhi per vedere le necessità dei fratelli e delle sorelle. Ha bisogno delle nostre mani per soccorrere. Ha bisogno della nostra voce per denunciare le ingiustizie commesse nel silenzio, talvolta complice, di molti». «Quanti poveri oggi sono calpestati! Quanti piccoli vengono sterminati! Sono tutti vittime di quella cultura dello scarto che più volte è stata denunciata. E tra questi non posso non annoverare i migranti e i rifugiati, che continuano a bussare alle porte delle Nazioni che godono di maggiore benessere». Il Papa ha ringraziato coloro che prestano soccorsi nel Mar Mediterraneo, presenti alla messa e alcuni provenienti dalla Spagna, che si fermano «per salvare la vita del povero picchiato dai banditi, senza chiedergli chi fosse, la sua origine, i motivi del suo viaggio o i documenti...: ha semplicemente deciso di prendere in carico e salvare la vita». A coloro che sono stati salvati, «voglio ribadire - ha aggiunto Francesco - la mia solidarietà e incoraggiamento, poiché conosco bene le tragedie dalle quali state scappando. Vi chiedo di continuare ad essere testimoni di speranza in un mondo sempre più preoccupato per il suo presente, con pochissima visione del futuro e riluttanza a condividere». Ai migranti il pontefice chiede di avere «rispetto per la cultura e le leggi del Paese che accoglie» per mettere in campo "congiuntamente un percorso di integrazione». «Superare tutte le paure e le inquietudini": è l’appello con cui il Papa ha concluso l’omelia.