Si è concluso con la prescrizione in Cassazione il processo per la cosiddetta compravendita dei senatori che vedeva imputato per corruzione il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. Resta salvo però il diritto dell’Assemblea di palazzo Madama ad ottenere il risarcimento danni per il mercimonio della funzione parlamentare che aveva avuto per 'ricettore' di 3 milioni di euro l’ex senatore dell’Idv Sergio De Gregorio, arruolato per quella cifra dalla coalizione di centrosinistra a quella di centrodestra.
La vicenda si è sviluppata dal 2006 al 2008 ed è culminata con la caduta del governo Prodi. Con il loro verdetto i supremi giudici della Sesta sezione penale della Suprema Corte hanno preso atto della dichiarazione di prescrizione già maturata davanti alla Corte di appello di Napoli terminato il 20 aprile del 2017.
In primo grado il tribunale partenopeo aveva condannato per corruzione a 3 anni di reclusione e alla sospensione dai pubblici uffici per 5 anni, Silvio Berlusconi e l’ex direttore dell’Avanti Valter Lavitola. Per ottenere l’assoluzione, il leader azzurro ha fatto ricorso davanti agli ermellini sostenendo che non c'era stata corruzione ma solo un accordo tra gruppi politici, come ha sintetizzato il sostituto procuratore generale Luigi Orsi, nella sua requisitoria.
Ad avviso del Pg occorreva contestare anche il finanziamento illecito, ma ad ogni modo la corruzione «è sussistente». Tuttavia per Orsi il reato andava riqualificato in corruzione impropria, tesi accolta dalla Sesta sezione penale, anche se l’esito della prescrizione è rimasto inalterato come le statuizioni civili.
Davanti alla Suprema Corte oltre all’ex premier si è costituita anche Forza Italia come responsabile civile, e sarà una causa civile a determinare la cifra del risarcimento per l’assemblea di palazzo Madama. La difesa del leader azzurro, rappresentata da Nicolò Ghedini, Franco Coppi e Michele Cerabona, anche per Forza Italia, si è battuta per l’assoluzione e la cancellazione del diritto al risarcimento.
«L'attività parlamentare - ha sottolineato Coppi nella sua arringa - è insindacabile e nessuna indagine può stabilire se un voto è frutto, o meno, di dazioni di denaro. Il voto è coperto dall’immunità parlamentare e questo processo si sta occupando di un parlamentare che esercita una funzione tipica del parlamento».
Ghedini invece ha contestato la costituzione di parte civile del Senato «perché non è stata votata dall’Aula». Per questa vicenda De Gregorio nel 2013 ha patteggiato una condanna a 20 mesi di reclusione. Lavitola dopo la prescrizione in appello non ha fatto ricorso. Tra un mese saranno pubblicate le motivazioni della sentenza.
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