«Ricerca dei primi posti, gelosie, invidie, intrighi, aggiustamenti e accordi»: da ciò il Papa ha messo in guardia i nuovi cardinali, «una logica che non solo logora e corrode da dentro i rapporti», ma che «chiude e avvolge in discussioni inutili e di poco conto». «Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, ha avvertito Francesco nell’omelia del Concistoro in San Pietro, non permettendo «che le discussioni sterili e autoreferenziali trovino spazio in seno alla comunità», ed evitando accuratamente "gli intrighi di palazzo, anche nelle curie ecclesiastiche». «A che serve guadagnare il mondo intero se si è corrosi all’interno? A che serve guadagnare il mondo intero se si vive tutti presi da intrighi asfissianti che inaridiscono e rendono sterile il cuore e la missione?», ha affermato. «Non lasciarsi rovinare e imprigionare da logiche mondane che distolgono lo sguardo da ciò che è importante», è stato il suo invito, e "rivolgere lo sguardo, le risorse, le aspettative e il cuore a ciò che conta: la missione": è Gesù, infatti, che «ci insegna che la conversione, la trasformazione del cuore e la riforma della Chiesa è e sarà sempre in chiave missionaria, perché presuppone che si cessi di vedere e curare i propri interessi per guardare e curare gli interessi del Padre». In questo suo quinto Concistoro, dinanzi a 12 delegazioni nazionali tra cui quella italiana guidata dal vice premier Luigi Di Maio, il Papa ha conferito la «berretta» rossa - segno della disponibilità a comportarsi «con fortezza fino all’effusione del sangue» - e l’anello a 14 nuovi cardinali, di cui 11 'elettori' e tre ultraottantenni. I nuovi votanti in un eventuale Conclave sono l’iracheno Louis Raphael I Sako, patriarca caldeo di Baghdad (che a nome di tutti i neo-porporati ha espresso sostegno per lo sforzo di pace di papa Francesco); Luis Ladaria, spagnolo, prefetto della Dottrina della fede; Angelo De Donatis, vicario di Roma; Giovanni Angelo Becciu, già sostituto della Segreteria di Stato e neo-prefetto per le Cause dei santi; Konrad Krajewski, polacco, elemosiniere pontificio; Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi (Pakistan); Antonio dos Santos Marto, vescovo di Leiria-Fatima (Portogallo); Pedro Barreto, arcivescovo di Huancayo (Perù); Desiré Tsarahazana, arcivescovo di Toamasina (Madagascar); Giuseppe Petrocchi, arcivescovo dell’Aquila; Thomas Aquinas Manyo, arcivescovo di Osaka (Giappone). Gli «over 80», quindi non elettori, sono invece Sergio Obeso Rivera, ex arcivescovo di Xalapa (Messico), Toribio Ticona Porco, ex prelato di Corocoro (Bolivia), e Aquilino Bocos Merino, spagnolo, ex superiore dei Claretiani. «Questa è la più alta onorificenza che possiamo ottenere, la maggiore promozione che ci possa essere conferita - ha detto loro -: servire Cristo nel popolo fedele di Dio, nell’affamato, nel dimenticato, nel carcerato, nel malato, nel tossicodipendente, nell’abbandonato, in persone concrete con le loro storie e speranze, con le loro attese e delusioni, con le loro sofferenze e ferite». «Nessuno di noi deve sentirsi 'superiorè ad alcuno - ha aggiunto -. Nessuno di noi deve guardare gli altri dall’alto in basso. Possiamo guardare così una persona solo quando la aiutiamo ad alzarsi». Con la nuova «infornata» di porporati cambiano anche gli equilibri in un ipotetico Conclave: il nuovo Collegio cardinalizio conta 226 membri, di cui 125 votanti e 101 ultra-ottantenni, e con il drappello di 11 nuovi 'elettorì il gruppo dei possibili votanti nominato da Bergoglio (in tutto 59) è ora ampiamente il più numeroso, distanziando quello dei nominati da Benedetto XVI (47) e Giovanni Paolo II (19).