Finiti nel fondo del Mediterraneo, come altri 800 dall’inizio dell’anno e altre migliaia negli ultimi anni. Mentre l’Aquarius cambia rotta per evitare il maltempo e il suo viaggio verso Valencia assomiglia sempre più a un’odissea (l'arrivo è previsto per domenica), vengono fuori nuovi particolari sul naufragio del 12 giugno a 20 miglia dalle coste della Libia: nessuno, infatti, ha mai recuperato quei 12 migranti annegati quando il gommone si è capovolto. E la nave militare americana Trenton che ha a bordo i 40 superstiti si trova ora davanti a Augusta, in attesa dell’ok allo sbarco.
«Aquarius arriverà in Spagna. Mi sembra che una nave che porta a bordo sistematicamente 4,5,600 persone sia attrezzata" per il maltempo, dice il ministro Salvini. «Ne hanno cento. Se avessero problemi con un quinto delle persone che di solito prendono a bordo vuol dire che hanno problemi loro», aggiunge, escludendo qualsiasi variazione rispetto ai programmi iniziali e polemizzando con chi in queste ore lo attacca. Compreso lo scrittore Edoardo Albinati: «ha detto - scrive il ministro - 'adesso, se muore un bambino (sull'Aquarius -ndr), voglio vedere che cosa succede del nostro Governò. Vergogna!".
Quello che è cambiato, in realtà, è il tragitto verso la Spagna del convoglio composto dall’Aquarius e da due navi militari con a bordo in tutto 629 migranti: visto il maltempo sul Mediterraneo occidentale, la Guardia Costiera italiana - che coordina il trasferimento - ha deciso di non procedere con la rotta inizialmente prevista, che transitava a sud della Sardegna, ma di deviare verso nord, costeggiare l’isola, per poi attraversare le bocche di Bonifacio e quindi puntare verso ovest. Utilizzando così la Sardegna come 'scudò contro il maltempo. Tuttavia, assicura la Guardia costiera, il trasferimento procede «senza particolari criticità».
Che non sia un viaggio proprio agevole, comunque, lo testimoniano quelli che sono a bordo. Sos Mediterranee parla di persone «esauste, scioccate e con il mal di mare». «Stiamo viaggiando con vento a 35 nodi e onde alte 3 metri - racconta Alessandro Porro - In queste condizioni diventa difficile anche stare in piedi e per questo abbiamo messo delle funi come corrimano, in modo che i migranti non rischino di finire in acqua». «Ci restano ancora due giorni per Valencia - dice ancora Porro - E quello che all’inizio era un normale soccorso di migranti, se si può dire normale, sta diventando un vero viaggio della speranza». Parole raccolte anche dall’Alto rappresentante Ue Federica Mogherini. Va fatto «ogni sforzo per limitare al minimo il tempo di permanenza delle persone a bordo», dice.
Ma altri 40 migranti in attesa di sbarco si trovano in queste ore a bordo della nave militare americana Uss Trenton, che li ha soccorsi martedì al largo della Libia, dove il gommone su cui viaggiavano si era capovolto.
Le prime informazioni, diffuse dalla Ong Sea Watch, la cui nave era intervenuta sul posto, parlavano di 41 naufraghi salvati e di 12 cadaveri «in corso di recupero» da parte della nave Usa. Quei corpi, però, non sono mai stati recuperati. Come precisa il comando della Sesta Flotta in un comunicato, l’equipaggio della Trenton ha «visto in un primo momento 12 corpi apparentemente senza vita», ma i soccorritori «hanno dato priorità al recupero di coloro che avevano bisogno di aiuto immediato. La barca di salvataggio è poi tornata sul posto per cercare quei corpi, ma non li ha trovati».
E, replicando implicitamente a notizie di stampa secondo cui i corpi sarebbero stati abbandonati in mare perché la nave sarebbe sprovvista di celle frigorifere, il comando americano spiega che, «se necessario, le navi della US Navy sono in grado di conservare i corpi in depositi refrigerati». Riguardo ai 40 superstiti, questi sono stati «riforniti a bordo di cibo, acqua, vestiti e cure mediche».
Gli Usa - è scritto nella nota - sono in contatto con i loro «partner internazionali» per decidere dove dovranno essere sbarcati i sopravvissuti. La nave ora si trova davanti a Augusta, probabile porto di attracco, come si può dedurre dalle parole dello stesso Salvini: «il problema non sono i 40 migranti» a bordo della Trenton, «ma i 650nila arrivati in Italia in questi anni», dice il ministro. Che ribadisce invece lo stop alle navi delle Ong: "ce ne sono altre due a ridosso delle coste libiche, ora basta».
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