Il "sistema Montante" si basava anche sulla clientela del lavoro: il posto dava potere e legava chi chiedeva il favore (quasi sempre politici) indissolubilmente a chi lo faceva. Cioè allo stesso ex presidente di Sicindustria Antonello Montante, ai domiciliari da lunedì con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione. "E' stato accertato con sufficiente chiarezza - scrive la procura di Caltanissetta nella richiesta dell'ordine di custodia - che Montante, oltre a promettere e a far ottenere occupazioni lavorative, si prodigasse per soddisfare aspettative di carriera o trasferimenti di sede". "Pur con i limiti e le approssimazioni del caso - si legge nell'ordinanza del gip di Caltanissetta che ha disposto gli arresti - si ritiene che, in diversi casi, siano stati acquisiti risultati che permettono di affermare, con un elevato livello di probabilità, che la richiesta formulata all'imprenditore di Serradifalco abbia trovato una successiva concretizzazione". E in particolare, "è stato appurato che i soggetti segnalati a Montante hanno ricevuto redditi o risultano assunti" presso una pletora di enti, elencati nell'ordinanza. Montante, si legge ancora, avrebbe coinvolto, per dare posti di lavoro e redditi, anche altri imprenditori. ''Emerge - scrive il pm - una mutua solidarietà tra quegli imprenditori che avevano sposato il progetto coltivato da Montante e pertanto la conseguente disponibilità a porre in essere le condotte necessarie al suo diffondersi e prosperare all'evidente fine di trarre benefici". Ieri l'ex presidente di Sicindustria ha risposto al gip nisseno Maria Carmela Giannazzo, respingendo le accuse: "Non ho mai avuto vantaggi, né appalti, né finanziamenti, né agevolazioni. Io ho sposato le istituzioni". Ha ricordato che lui era responsabile nazionale per la Legalità di Confindustria, che doveva tener lontane le infiltrazioni mafiose dalle imprese e che doveva per forza avere rapporti istituzionali con le forze di polizia.