Organizzazioni non più solo locali che fanno arrivare in Sicilia tonnellate di droga da tutto il mondo, con delle rotte a volte inedite. Non c’è solo il “vecchio” Sudamerica re della cocaina, ma anche Germania e Spagna, Marocco e Libano, la Grecia, il Mediterraneo. Con un’altra novità, non da poco: la ‘ndrangheta non è più la regina incontrastata, o almeno non come un tempo. Un allarme che suona chiaro a chi indaga e combatte contro un flusso che sembra infinito: per la criminalità organizzata i guadagni delle sostanze stupefacenti stanno aumentando sempre di più, tanto da rappresentare una delle più grandi, se non la più grande, fonte di guadagno. E non è difficile crederci. A ben guardare, tralasciando per un attimo le grandi operazioni delle forze dell’ordine, dove per il quantitativo sequestrato si parla di quintali o addirittura di tonnellate, nel quotidiano in Sicilia, sempre più spesso, lo stupefacente trovato in mano anche a spacciatori di piccolo calibro è nell’ordine dei chilogrammi. Sempre più di rado vengono trovati grammi. Uno dei motivi? Chi fornisce la droga, in un certo giro, con ogni probabilità non ha tempo da perdere e vuole guadagni consistenti fin da subito, e anche chi la vende accetta di rischiare di più in cambio di molti più soldi se le cose dovessero andare per il meglio. A spiegarlo è il colonnello Francesco Mazzotta, comandante del nucleo di Polizia economico-finanziaria di Palermo: “Senza dubbio Cosa Nostra rivolge una particolare attenzione allo stupefacente, vista anche la difficoltà a fare profitti da altre fonti illecite. Esiste sempre lo spaccio minore, allarmante e da combattere, ma per disarticolare la produzione bisogna ricostruire la piramide organizzativa che c'è dietro a tutto questo. Le indagini non seguono solo la pallina di hashish ma puntano a coloro che arrivano con grosse quantità per via aerea, via mare, voli internazionali. Gli spacciatori, sia italiani sia esteri, sono chiaramente i terminali ultimi di un’organizzazione molto più grande di loro. Lo stupefacente sta tornando alla ribalta per la sua alta rimuneratività - continua Mazzotta - con coltivazioni e una cura del dettaglio che fanno di tutto per massimizzare il profitto. Ovviamente tutto dipende dal taglio, ma è chiaro che è sempre più frequente trovare anche tra i piccoli spacciatori carichi sempre più elevato. L’obiettivo principale delle nostre iniziative investigative è privare, quanto più possibile, le organizzazioni criminali di una delle loro principali fonti illecite di sostentamento”. Insomma, alla quotidiana lotta per lo spaccio "minuto", più piccolo, l’attenzione investigativa della guardia di finanza e’ prevalentemente rivolta alla ricostruzione dei più gravi fenomeni di traffico internazionale di stupefacenti e dei flussi finanziari illeciti che da questi sono generati. Per fare questo, sono sempre più frequenti cooperazioni internazionali di forze dell’ordine che collaborano in tale senso: “Ormai è diventato fondamentale. Indaghiamo su organizzazioni criminali a larga scala, ricostruendo la rete dei pusher partendo dai vertici - dice ancora Mazzotta -. Utilizziamo le nostre conoscenze, la tecnologia le intercettazioni ambientali. Ad esempio, con l’operazione Libeccio international, durata due anni, abbiamo sequestrato qualcosa come 74 tonnellate di droga, creando un vero e proprio network internazionale insieme ai francesi, spagnoli, greci, tedeschi, portoghesi, marocchini, più in generale paesi che si affacciano sul mar Mediterraneo, che costituisce, come facilmente intuibile, un’autostrada. E ad essere interessata non è solo Palermo, ma tutta la Sicilia”. I guadagni, enormi, della droga, vengono poi reinvestiti in altre attività perfettamente legali, come ad esempio quello della ristorazione, come scoperto da un’altra operazione transnazionale, quella “Meltemi”, con 20 arresti per traffico di droga dalla Sicilia alla Germania: “Si tratta anche di privarli delle risorse economiche che traggono dagli stupefacenti - dice Mazzotta - In questo caso, abbiamo notato che con i soldi della droga aprivano e gestivano attività di ristorazione”. Ma qualcosa sta succedendo anche all’interno delle grosse organizzazioni criminali. Ad esempio, fino a qualche tempo fa, in Italia, tutto o quasi era in mano alla ‘ndrangheta: il flusso era, saldamente, nelle sue mani. Adesso qualcosa è cambiata. “Nelle ultime indagini - dice ancora Mazzotta - abbiamo avuto modo di constatare come gli esponenti della criminalità siciliana siano stati in grado di trattare direttamente con i fornitori esteri, anche sudamericani, di stupefacente senza passare necessariamente attraverso la mediazione dei calabresi”.