ROMA. Sbarchi in calo per il decimo mese consecutivo. Dal 1 luglio ad oggi i numeri del Viminale indicano 104.776 arrivi di migranti in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (43.166 persone, contro le 147.942 registrate tra l’1 luglio 2016 ed il 20 aprile 2017). E la data scelta per l’inizio del conteggio non è casuale. Proprio l'inizio dello scorso luglio, infatti, segna uno spartiacque: a fine giugno in 4 giorni arrivarono via mare circa 13mila persone. Un’affluenza record che mise in crisi il sistema di accoglienza e costrinse il ministro Marco Minniti ad un precipitoso ritorno a Roma a bordo dell’aereo che lo stava portando a Washington per una visita ufficiale.
Da allora Minniti ha impreso un’accelerazione al dossier portando con forza il tema all’attenzione di Bruxelles e degli altri Paesi europei e, contemporaneamente, spingendo sugli accordi in Libia finalizzati a bloccare le partenze ed a sviluppare le capacità delle locali Guardia costiera e Marina. Senza contare il giro di vite sulle navi delle ong cui è stato proposto un controverso Codice di condotta, che ha portato ad una decisa riduzione dell’attività di salvataggio. I risultati sono evidenti: nel 2018 ci sono stati 7.551 arrivi, contro i 36.728 dello stesso periodo del 2017 (-79,4%). Tra le nazionalità degli stranieri sbarcati in testa ci sono gli eritrei (1.552), seguiti da tunisini (1.489), nigeriani (526) e ivoriani (432).
I minori soli arrivati quest’anno sono 1.116. I richiedenti asilo trasferiti in altri Paesi europei secondo il principio della relocation sono 12.586. Il titolare del Viminale ha definito questi numeri «un colpo straordinario ai trafficanti di esseri umani». Ci sono tuttavia altri numeri che indicano la costante drammaticità dei «viaggi della speranza» dalle coste africane. Dall’1 gennaio, rileva l'Oim, 557 migranti sono morti nel Mediterraneo mentre tentavano di raggiungere l’Europa. E l’Unhcr evidenzia come nei primi tre mesi del 2018 il tasso di mortalità tra coloro che partono dalla Libia sia salito ad un morto ogni 14 persone, rispetto a 1 ogni 29 persone nello stesso periodo del 2017. Fenomeno confermato anche dalle ong superstiti (Sea Watch, Sea Eye e Sos Mediterranee) che continuano a pattugliare il mare.
Tutte, dopo il caso della spagnola Open Arms sequestrata dalla procura di Catania e poi liberata dal gip di Ragusa, lamentano l'atteggiamento aggressivo della Guardia costiera libica che gestisce gli interventi di soccorso. Proprio tre giorni fa i libici hanno raccolto 217 migranti su due gommoni in difficoltà; respinto l’aiuto della nave di Sos Mediterranee che si era portata in zona per intervenire. Così, critica la ong, «sono stati riportati in un posto in cui la loro sicurezza non è garantita».
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