CITTA' DEL VATICANO. Giovedì Santo per Papa Francesco in visita al carcere romano di Regina Coeli: parla di servizio e di speranza. E poi a sorpresa, salutando i detenuti e parlando della necessità di tenere lo sguardo aperto alla speranza, confida: «Alla mia età, per esempio, vengono le cataratte e non si vede bene la realtà. L’anno prossimo devo fare l’intervento». Una confessione che rientra nella vicinanza di questo pontefice alla gente e della sua capacità di essere sempre aperto. Ma che ricorda anche Papa Giovanni Paolo II che dei suoi malanni fisici non ha mai fatto mistero.
Papa Bergoglio aveva dato via ai riti pasquali questa mattina nella messa crismale con i sacerdoti romani e la curia. Servono preti capaci di stare vicini alla gente, di ascoltare, di esserci «sempre», «preti di strada» - è il suo appello - e dice che anche Gesù era uno di loro. In una basilica vaticana affollata di vescovi e cardinali ha anche messo in guardia a chi usa la verità astratta come «idolo» perché il rischio è quello di «allontanare la gente». Poi a pranzo con una decina di sacerdoti romani, a casa del Sostituto della Segreteria di Stato mons. Angelo Becciu, divenuta ormai una consuetudine del Giovedì Santo.
Il momento clou delle celebrazioni del Giovedì Santo è stata comunque la visita e la messa ai detenuti del carcere romano di Regina Coeli. Lì ha indicato quale deve essere il compito di un capo: «saper servire». E ha incoraggiato chi è dietro le sbarre: "Gesù rischia su ognuno e non scarta nessuno», ha detto. E poi ha aggiunto: «Io sono peccatore come voi».
Il Papa nel corso della messa alla Rotonda, la 'piazzà centrale dello storico carcere, ha poi ripetuto il gesto simbolico della lavanda dei piedi chinandosi su dodici detenuti. Un compito, come lui stesso ha evidenziato nell’omelia, che spettava agli «schiavi» ma «Gesù capovolge» tutto.
I detenuti scelti per il rito della lavanda dei piedi con il Papa sono stati dodici uomini provenienti da sette paesi diversi: quattro italiani, due filippini, due marocchini, un moldavo, un colombiano, un nigeriano e 1 della Sierra Leone. Otto di loro di religione cattolica; due musulmani; un ortodosso e un buddista. Prima di andare via poi ha ribadito l’importanza che la pena sia occasione per cambiare la vita e reinserirsi nella società. "Una pena che non è aperta alla speranza non è cristiana, non è umana». Lo ha detto Papa Francesco parlando ai detenuti e al personale del carcere di Regina Coeli. E’ necessario sempre - ha sottolineato il pontefice - «lo sguardo che apre alla speranza. Non si può concepire una casa circondariale come questa senza speranza. Qui gli ospiti sono per imparare, per far crescere la speranza».
Ad accogliere il Papa all’ingresso del carcere questo pomeriggio c'era anche una delegazione del Partito Radicale. La delegazione ha esposto uno striscione con la scritta «Amnistia».
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