ROMA. I risultati di Fabio Fazio e del suo Che tempo che fa non sono solo oggetto di una delle scommesse principali degli attuali vertici Rai, ma potrebbero presto diventare il metro per verificare l'esistenza di un possibile danno erariale da parte della Corte dei Conti. Dopo la decisione dell'Autorità Anticorruzione, guidata da Raffaele Cantone, di investire la magistratura contabile del tema, a fronte di criticità sul rapporto tra entrate e uscite, l'attenzione sulla trasmissione, passata da Rai3 a Rai1 a inizio stagione, da sempre alta, è tornata a raggiungere i massimi livelli, provocando preoccupazione e malumori nel consiglio di amministrazione della tv pubblica. Subito dopo la pubblicazione di un'anticipazione da parte di Repubblica, Viale Mazzini si è affrettata a precisare che l'Anac non ha "censurato il compenso di Fabio Fazio". "L'Autorità ha invece riconosciuto, con riferimento al complesso dei rapporti tra Rai, Fazio e la società di produzione, che non sussiste alcun danno attuale cagionato all'erario", ha spiegato l'azienda, sottolineando "la correttezza dei suoi comportamenti". Fonti della stessa Autorità hanno confermato che le verifiche non riguardano il compenso del conduttore, ma l'equilibrio costi-ricavi per la realizzazione del programma. Proprio di fronte a "possibili rischi" che gli obiettivi di equilibrio non siano raggiunti, gli atti dell'istruttoria sono stati inviati alla Procura presso la Corte dei Conti, perché monitori possibili profili di danno erariale. L'equilibrio costi-ricavi è ovviamente legato allo share del programma, risultato non sempre in linea con le previsioni aziendali, e agli introiti dovuti agli spazi pubblicitari e sulla base delle previsioni relative a questi dati sono stati giustificati i costi complessivi del programma, compreso lo stipendio di Fazio. Proprio questo insieme di elementi è finito sotto la lente dell'Anac e poi, presumibilmente a fine stagione, quando il programma chiuderà i battenti, se ne occuperà la Corte dei Conti, anche sulla base dell'istruttoria e dei dubbi sollevati dall'Autorità. Nella delibera non ci sono solo critiche, ma anche apprezzamenti per la previsione di possibili misure correttive dopo il primo anno di trasmissione, come ad esempio quella di non affidare più la produzione alla Officina di Fazio. Il compenso di Fabio Fazio, che si aggira sui 2,8 milioni di euro all'anno per quattro anni, ha provocato forti polemiche in Commissione di Vigilanza e non ha mancato di suscitare perplessità anche in cda. Alla notizia dell'investitura della Corte dei Conti da parte dell'Anac è salito il livello di preoccupazione tra i consiglieri, che, pur protetti dall'assicurazione, potrebbero essere chiamati a rispondere in prima persona di un eventuale danno erariale. Per questo alcuni di loro hanno protestato per la carenza di informazioni al riguardo e chiesto ai vertici di poter conoscere tutti gli atti del fascicolo, invocando una riunione urgente per i chiarimenti del caso, che potrebbe tenersi la prossima settimana. Il deputato Pd Michele Anzaldi, autore dell'esposto sul programma, ha accolto con soddisfazione la decisione dell'Anac, invitando la Corte dei Conti a pronunciarsi prima possibile, "in modo da evitare il perdurare di eventuali danni erariali a carico delle finanze del servizio pubblico, prima che inizi la prossima stagione televisiva". Il Codacons, ricordando di aver presentato un proprio esposto alla Corte dei Conti, ha chiesto alla tv pubblica di sospendere la trasmissione in attesa delle decisioni della magistratura.