CALTANISSETTA. Cinque ore. Una camera di consiglio infinita per una decisione da prendere su carte studiate per mesi. Deve essere stata dibattuta la decisione delle tre magistrate della corte d’appello di Caltanissetta che oggi, decidendo le sorti di Marcello Dell’Utri, ex senatore di Forza Italia condannato con sentenza definitiva a 7 anni per concorso in associazione mafiosa, hanno respinto l’istanza di revisione sollecitata dai suoi legali. I difensori Francesco Centonze e Tullio Padovani ne chiedevano l’assoluzione sulla base di una complicata questione giuridica che si trascina da anni. Da quando la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia a risarcire i danni a Bruno Contrada, ex funzionario del Sisde ingiustamente processato per un reato che, a dire dei giudici di Strasburgo, all’epoca dei fatti contestati non esisteva.
Li chiamano "fratelli minori": casi uguali in tutto a quello dell’ex 007. Dell’Utri è uno di questi. Uguale il reato: il concorso esterno in associazione mafiosa, uguale il periodo in cui venne commesso, gli anni precedenti al '94. Fino ad allora, ha scritto la Cedu, si trattava di una fattispecie non tipizzata. Solo successivamente, con la sentenza Demitry, la condotta è stata definita. Prima di allora dunque il reato non esisteva. Una pronuncia fondamentale per i «fratelli minori" quella emessa per Contrada che, dopo una lunga battaglia giudiziaria, si è visto annullare la condanna anche in Italia. Gli avvocati di Dell’Utri hanno subito fatto ricorso alla corte di Strasburgo che, dopo un primo vaglio, è ancora alle battute iniziali. Nel frattempo, ipotizzando una immediata applicabilità all’ex senatore del principio espresso per Contrada, i difensori hanno tentato la strada dell’incidente di esecuzione davanti alla corte d’appello di Palermo.
E’ stato un insuccesso fino alla Cassazione, che però ha aperto uno spiraglio indicando nel giudizio di revisione l’unica strada percorribile. Il processo è stato instaurato a dicembre davanti alla seconda sezione. E, inaspettata, è arrivata la richiesta della Procura generale di sospendere a Dell’Utri l’esecuzione della pena. Il pg, pur ritenendo che la revisione non fosse accoglibile perchè la sentenza Cedu non sarebbe applicabile automaticamente a Dell’Utri, prospettando l’esito favorevole del giudizio aperto davanti ai giudici di Strasburgo aveva comunque chiesto alla corte di sospendere la pena al senatore che, peraltro, per le gravi condizioni di salute in cui versa è in detenzione ospedaliera.
Vari rinvii, determinati da un concorrente incidente di esecuzione riproposto a Palermo e rigettato e da un conflitto di competenze, hanno fatto slittare la decisione a oggi. In tarda serata in un palazzo di giustizia deserto è arrivata la sentenza che, salvo eventuali ribaltamenti in Cassazione, chiude le porte del carcere per l’ex senatore che deve scontare ancora un anno e mezzo di reclusione. Resta la speranza della Cedu i cui tempi non sono prevedibili e che potrebbe arrivare a fine pena. "La sentenza dei giudici di Strasburgo evidentemente non ha valore per Dell’Utri», il commento amaro dei suoi legali.
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