ROMA. Crollo degli sbarchi nei primi due mesi dell'anno: sono arrivati 5.247 migranti contro i 13.439 dello stesso periodo del 2017 (-61%). Ancora più netta la flessione registrata a febbraio: 1.065 arrivi contro gli 8.971 del febbraio 2017 (-88%).
Numeri - come ha sottolineato il ministro dell'Interno, Marco Minniti, parlando di "fenomeno sotto controllo" - che confermano il segno meno per l'ottavo mese consecutivo. Naturalmente, al Viminale non sfugge che la Libia non è pacificata, la tregua potrebbe essere fragile e dunque c'è sempre da guardare con attenzione alle mosse dei trafficanti di uomini.
Dei 5.247 sbarcati quest'anno, 3.739 sono partiti proprio dalle coste libiche, il 71% in meno rispetto ai primi due mesi del 2017, quando dal Paese nordafricano arrivarono 12.842 persone.
Gli eritrei sono i più numerosi tra i nuovi arrivati (1.312), seguiti da tunisini (1.060), nigeriani (326), pakistani (286) e libici (234). I libici in fuga dal loro stesso Paese sono un elemento di novità che viene seguito per capire se si tratta di un dato contingente o di un trend che potrebbe consolidarsi. I minori non accompagnati sono 747, mentre i richiedenti asilo trasferiti in altri Paesi europei secondo il principio della relocation sono saliti a 11.980.
La diminuzione degli arrivi ha alleggerito il sistema d'accoglienza nazionale che lo scorso anno era stato messo a dura prova dagli sbarchi massicci e ravvicinati.
Complessivamente, nelle varie strutture sono ospitati 178.778 migranti. La quota maggiore (14%) in Lombardia (25.730), seguita dalla Campania (16.201), dal Lazio (15.721) e dalla Sicilia (14.990). In coda la Valle d'Aosta con soli 315 ospiti.
Per rendere stabile il calo delle partenze dall'Africa con la primavera alle porte, la strategia messa in campo dall'Italia prevede la manutenzione degli accordi siglati con le autorità delle città libiche maggiormente usate come porti per l'invio delle carrette del mare nel Mediterraneo. Nonchè un maggiore impegno - anche economico - da parte dell'Unione Europea.
Minniti ha sottolineato che "la vera sfida è il trust fund per l'Africa, che oggi è finanziato in maniera insufficiente: per fermare la rotta balcanica - ha aggiunto - la Ue ha stanziato 6 miliardi di euro. Le stesse cifre servono per l'Africa, i cui destini con l'Europa sono profondamente intrecciati".
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