Martedì 19 Novembre 2024

Adottabile il figlio della coppia dell'acido: Martina ricorrerà alla Corte Ue

Alexander Boettcher e Martina Levato

ROMA. Farà ricorso alla Corte Europea dei diritti umani Martina Levato, la giovane condannata a 20 anni di carcere per le aggressioni con l'acido ideate dall'ormai ex amante Alexander Boettcher, dopo la decisione della Cassazione di confermare l'adottabilità del bimbo da lei partorito il 15 agosto del 2015. Lo ha spiegato il suo legale, l'avvocato Laura Cossar. La Suprema Corte ha respinto anche i ricorsi dei nonni del bambino che si proponevano come adottanti. Nemmeno i nonni materni hanno dimostrato una reale presa di coscienza delle atrocità delle condotte della figlia e valutando il superiore interesse del minore va detto che il piccolo non può restare legato alla famiglia di origine, perché inevitabilmente sarebbe costretto a confrontarsi con la drammatica storia familiare dei suoi genitori. Lo scrive la Cassazione che ha confermato l'adottabilità del bimbo partorito nel 2015 da Martina Levato, condannata con Alex Boettcher per i blitz con l'acido. Nella sentenza di 13 pagine la prima sezione civile, presieduta da Francesco Tirelli, spiega che è infondata la tesi della difesa di Martina Levato che sosteneva di essere vittima di accanimento nei suoi confronti, anche perché le è stato negato di essere presente nell'udienza di discussione. La Cassazione valorizza, poi, la giurisprudenza di questa Corte, nella quale è acquisito il principio secondo cui la prioritaria esigenza del figlio di vivere nell'ambito della propria famiglia di origine può essere sacrificata in presenza di pregiudizio grave e non transeunte per un equilibrato e armonioso sviluppo della sua personalità. Principi, secondo i giudici, rispettati dalla sentenza d'appello che ha confermato l'adottabilità e che ha valutato sia i gravissimi comportamenti delittuosi posti in essere dalla Levato, con in grembo il piccolo sia le anomalie del carattere e della personalità della madre (oltre che del padre), sebbene non integranti patologie psichiatriche definiti. E lei, così come lui, non può, a detta dei giudici: "garantire al bambino uno sviluppo psicofisico sereno ed equilibrato negli anni più delicati per la sua crescita".

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