PALERMO. Resta in carcere, almeno per il momento, l'ex senatore di Forza Italia Marcello Dell'Utri condannato a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. La corte d'appello di Caltanissetta, che celebra il processo di revisione a carico dell'ex manager di Publitalia e avrebbe dovuto decidere sulla richiesta di sospensione dell'esecuzione delle pena presentata dalla Procura generale, a sorpresa si è vista sollevare un conflitto di competenza "denunciato" dalla Procura generale di Palermo. Una novità inattesa che ha indotto il legale di Dell'Utri, l'avvocato Francesco Centonze, a chiedere un termine per pronunciarsi sulla questione e ha determinato i giudici a rinviare all'otto marzo. La questione è tutta tecnica e trae origine dalla sentenza della Corte Europea dei diritti dell'Uomo (Cedu) che, tre anni fa, sostenne che l'ex numero due del Sisde Bruno Contrada, condannato come Dell'Utri per concorso in associazione mafiosa, non doveva essere processato, in quanto all'epoca dei fatti a lui contestati, cioè prima del '92, il reato non era sufficientemente tipizzato. La pronuncia di Strasburgo, a luglio scorso, dopo una lunga battaglia giudiziaria, è stata "recepita" dalla Cassazione che ha revocato la condanna di Contrada. Il caso dell'ex numero due del Sisde e quello di Dell'Utri, anche lui ritenuto colpevole per fatti commessi prima del 1992, presentano dunque notevoli similitudini. Tanto da aver spinto i legali dell'ex senatore a rivolgersi alla Cedu, che non si è ancora pronunciata, e contemporaneamente a provare anche la strada dell'incidente di esecuzione davanti alla corte d'appello di Palermo. I giudici del capoluogo, però, rigettarono il ricorso. Gli avvocati si rivolsero alla Suprema Corte che, pur non accogliendo l'istanza ritenendo che la sentenza Contrada non potesse essere direttamente applicabile a Dell'Utri, "indicarono" la strada della revisione come percorribile. A quel punto la difesa dell'ex senatore presentò istanza di revisione davanti alla corte d'appello di Caltanissetta e contemporaneamente un nuovo incidente di esecuzione a Palermo nell'ipotesi che, qualora la Cedu nel frattempo avesse deciso il caso, il passaggio della revoca della condanna e della scarcerazione dell'ex manager di Publitalia sarebbe stato in tempi rapidi percorribile in fase di incidente di esecuzione. Sono in corso al momento, dunque, due procedimenti completamente differenti per presupposti e merito: uno pendente a Palermo, l'altro a Caltanissetta. Non deve pensarla così, però, la procura generale di Palermo che ha "denunciato" un conflitto di competenza con i colleghi di Caltanissetta, come se ci fosse una duplicazione di giudizio. La "denuncia" è stata inviata alla Cassazione che deciderà se il conflitto è o meno fondato. A Caltanissetta, intanto però, il giudizio di revisione non deve sospendersi e può andare avanti. I giudici hanno deciso oggi solo un rinvio per fare interloquire il legale di Dell'Utri, l'avvocato Centonze, che, comunque, preliminarmente ha messo in evidenza proprio la differenza tra i due procedimenti e quindi l'insussistenza del conflitto. Alla prossima udienza, fissata per marzo, la corte potrà o sospendere in attesa di una pronuncia romana sul conflitto o decidere sulla revisione. La difesa alle scorse udienze ha sostenuto che la sentenza Cedu su Contrada sia immediatamente applicabile al caso Dell'Utri e ha chiesto dunque l'annullamento della condanna e la scarcerazione dell'imputato, che ha comunque scontato gran parte della pena. La procura generale di Caltanissetta ha fatto un ragionamento diverso: e cioè in attesa della decisione di Strasburgo, che presumibilmente sarà nello stesso segno di Contrada ma ancora non c'è, ha chiesto l'inammissibilità della revisione, ma la sospensione della pena per l'imputato proprio in virtù della previsione di una sentenza a lui favorevole.