PALERMO. L’emergenza umanitaria è all’ordine del giorno con i soccorsi in mare di disperati che partono alla volta dell’Italia su barconi di fortuna. Panico in alto mare per i soccorritori dell'ong Sos Mediterranee che sono stati costretti a restare quattro ore senza intervenire al largo della Libia mentre due barconi carichi di migranti rischiavano il naufragio.
In meno di una settimana la nave Aquarius, noleggiata da Sos Mediterranee e gestita in partnership con Medici senza Frontiere, ha soccorso 808 persone in mare. Questa mattina è sbarcata nel porto di Catania con a bordo 421 migranti, compresi 98 minorenni, soccorsi nel Mar Mediterraneo.
All'ingresso nel porto e dopo l'attracco le donne a bordo hanno intonato un canto di felicità e ringraziamento. Ieri sera, quando la nave era a 15 miglia dalla costa, è intervenuta una motovedetta della guardia costiera di Siracusa che ha evacuato e trasferito d'urgenza un bimbo di 3 anni, eritreo, che aveva convulsioni e crisi respiratorie. Con lui sono stati portati a Siracusa anche la madre e un fratellino. Il bambino ha ricevuto le prime cure all'ospedale Umberto I, ma è stato subito dopo trasferito alla rianimazione pediatrica di un nosocomio di Messina.
Tra mercoledì 23 e giovedì 24 novembre sono stati soccorsi 387 migranti, mentre sabato 25 novembre altri 421 a bordo di una imbarcazione di legno sovraccarica. “L’Aquarius ha portato i sopravvissuti nel porto di Catania - ha spiegato Nicola Stalla, coordinatore dei soccorsi per Sos Mediterranee in Sicilia - Molti naufraghi mostrano le cicatrici della violenza, segni di malnutrizione, disidratazione e di stanchezza estrema. Una donna incinta di nove mesi, che ha avvertito le prime contrazioni a bordo dell’imbarcazione di legno, è stata affidata alle cure dell’ostetrica di Msf a bordo dell’Aquarius. Secondo le testimonianze raccolte a bordo dai volontari di Sos Mediterranee, i sopravvissuti soccorsi sabato facevano parte di uno stesso gruppo detenuto per diversi mesi a Sabratha, poi di recente trasferito a Bani Walid, conosciuto per essere un centro nevralgico del traffico di esseri umani in Libia.”
“Dopo aver soccorso 387 persone il 22 e 23 novembre ed aver rinvenuto giovedì il corpo senza vita di una giovane donna a bordo di un gommone, l’equipaggio dell’Aquarius è stato venerdì testimone dell’intercettazione di diverse imbarcazioni in acque internazionali da parte della Guardia costiera libica – denuncia in una nota Sos Mediterranee - Venerdì mattina all’alba l’Aquarius ha individuato una prima barca in pericolo in acque internazionali a 25 miglia nautiche dalla costa, est di Tripoli, e poi una seconda ma ha ricevuto l’ordine di restare in ‘stand-by’ poiché il coordinamento di queste due operazioni di soccorso era stato assunto dalla Guardia costiera e dalla Marina libiche. L’equipaggio dell’Aquarius rimasto a distanza, rispettando le istruzioni ricevute dalle autorità italiane e per motivi di sicurezza vista la presenza di unità libiche, è stato così testimone in acque internazionali dell’intercettazione di queste due imbarcazioni in pericolo, mentre la sua proposta di assistenza veniva declinata dalla Guardia costiera libica”.
“Abbiamo individuato un gommone che sapevamo, considerate le condizioni meteo e le condizioni dell’imbarcazione stessa, poteva rompersi e affondare da un momento all’altro. Siamo rimasi pronti ad intervenire con il nostro team di soccorritori e il nostro equipaggiamento professionale. Durante le quattro ore di stand-by le condizioni meteo sono peggiorate aumentando così il rischio di naufragio. Eravamo pronti a lanciare le operazioni di soccorso in ogni momento”, ha spiegato Nicola Stalla.
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