PALERMO. Sorveglianza speciale per Nino Dina, giudicato socialmente pericoloso dalla sezione misure di prevenzione. La misura è stata imposta all'ex deputato regionale per i suoi presunti rapporti con alcuni esponenti mafiosi.
È la prima volta che un provvedimento colpisce un politico dell'Ars. Gli viene imposto l'obbligo per un anno e mezzo di rimanere a casa dalle 20.30 alle 7 del mattino e di non partecipare a pubbliche riunioni.
La Procura avrebbe voluto che il provvedimento fosse più pesante: obbligo di dimora per quattro anni. La richiesta, però, non è stata accolta in pieno. Dina si è dimesso dal parlamento siciliano, annunciando di non volersi più candidare.
"Sono profondamente addolorato ed amareggiato per il provvedimento pronunciato dai giudici - dice Dina - che colpisce principalmente la mia dignità di uomo prima ancor che la mia onorabilità di politico impegnato nelle istituzioni. Non intendo discutere il decreto del Tribunale ma impugnarlo con i miei legali. Sono consapevole - aggiunge l'ex parlamentare - di avere incontrato solo soggetti incensurati peraltro presentatimi da altri incensurati, con riferimento ai quali solo successivamente e a distanza di tempo si è palesata l’appartenenza a consorterie mafiose e a cui nessun favore concreto è stato mai elargito. Tutti i fatti sono risalenti nel tempo e privi di attualità. Sono sicuro che le mie ragioni saranno riconosciute dalla Corte di appello".
"Siamo rimasti sorpresi del provvedimento che ovviamente impugneremo nella convinzione che non sussistano i presupposti per l'applicazione di alcuna misura di prevenzione nei riguardi dell'onorevole Dina. Lo stesso Tribunale, infatti, valorizza essenzialmente fatti assai risalenti nel tempo, addirittura datati al 2003, e accertando al tempo stesso la insussistenza di "concreti favori resi al sodalizio", hanno dichiarato i legali di Dina, gli avvocati Giovanni Di Benedetto e Marcello Montalbano.
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