PALERMO. La nave Iuventa non sarebbe l’unica ad aver sconfinato in acque libiche per andare a prendere i migranti. Adesso, infatti, le verifiche dei poliziotti dello Sco, il Servizio centrale operativo, sono concentrare anche su altre organizzazioni umanitarie tra cui Medici senza Frontiere. In particolare si indaga sui contatti con i trafficanti ma anche su un possibile accordo tra Ong diverse. Il punto di partenza sono le dichiarazioni di alcuni testimoni che hanno partecipato al salvataggio dei migranti. Ma Medici Senza Frontiere specifica di non aver ricevuto "alcuna comunicazione ufficiale dalla Procura di Trapani né da altre Procure in merito alla presunta inchiesta sulla nostra attività di ricerca e soccorso in mare". E aggiunge: "Quanto vediamo oggi negli organi di stampa sembra rilanciare accuse che già ci erano state rivolte alcuni mesi fa, a cui non erano seguite altre azioni o informazioni". Da subito "ci siamo messi a disposizione delle Procure per fornire qualunque spiegazione richiesta su ogni nostra attività e ribadiamo questa totale disponibilità, insieme all'auspicio di avere indicazioni precise sugli episodi eventualmente contestati", afferma Medici senza frontiere. "Auspichiamo che venga chiarito al più presto ogni dubbio per porre fine a questo stillicidio di accuse che continua ad avvelenare il clima in una situazione sempre più cupa". Msf ribadisce quindi di non aver firmato il Codice di Condotta "perché non conteneva elementi indispensabili per garantire l'efficacia dei soccorsi e i principi umanitari", ma - sottolinea - "ci siamo impegnati formalmente a rispettare la maggior parte degli impegni prescritti, continuando a operare nel rispetto delle leggi nazionali e internazionali e sotto il coordinamento della Guardia Costiera Italiana (MRCC di Roma), ribadendo l'apertura a un confronto costruttivo con tutte le autorità competenti". "Nel frattempo le nostre navi sono in mare e anche in questi giorni hanno effettuato soccorsi, su richiesta e sotto il coordinamento - assicura l'organizzazione - della Guardia Costiera Italiana, come è sempre stato". Pronti comunque, se gli verrà chiesto di fermarsi, ad andare altrove. "Continuiamo a portare soccorso attendendo chiarimenti da Viminale e Guardia costiera - ha detto il presidente di Msf Italia, Loris De Filippi - sarebbe gravissimo mancare al nostro dovere. Ma non c'è alcun atteggiamento di sfida rispetto alle istituzioni, tutt'altro". Dalla mancata firma ad oggi, Msf ha soccorso almeno 144 persone. "Se ci sarà vietato faremo altro, andremo dove c'è bisogno" precisa. Ma c'è una questione che serpeggia insidiosa tra le dichiarazioni delle ong in queste ore, ed è la vicenda della nave Iuventa della tedesca Jugend Rettet, accusata dalla procura di Trapani di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Grazie alle segnalazioni di due persone che si trovavano a bordo della nave di Save the Children e allo 'spionaggio' di un poliziotto sotto copertura, sempre sulla Vos Hestia. Save the Children, che ha firmato il Codice di condotta, non ci sta ad assumere il ruolo del delatore e prende le distanze dalla vicenda. "Non eravamo a conoscenza della presenza a bordo della Vos Hestia di un agente di polizia sotto copertura. Da quello che abbiamo capito, si tratterebbe di una persona che ha preso parte alle operazioni di salvataggio e quindi estraneo al personale umanitario di Save the Children" ha detto il direttore generale Valerio Neri. "Anche le due persone dalle quali sarebbero partite le prime segnalazioni alle autorità fanno parte del personale della società di sicurezza che collabora con l'armatore dal quale è stata noleggiata l'imbarcazione" ha aggiunto. Insomma, bisogna distinguere tra il personale umanitario - medici, infermieri, mediatori culturali e legali, operatori che si occupano di protezione dei minori - e coloro che a bordo delle navi delle ong si occupano delle operazioni di soccorso, che "sono operatori specializzati e formati per operare salvataggi". "Sono quindi proprio loro che, insieme al personale di sicurezza, salgono sui gommoni con i quali vengono realizzate le operazioni di soccorso vere e proprie. Il nostro staff, durante le operazioni, resta a bordo della nave in attesa che i migranti vengano soccorsi e portati a bordo, dopo di che si occupa di dare loro l'assistenza umanitaria necessaria, per la quale è preparato e specializzato. Sia le persone che si occupano delle operazioni di salvataggio, che quelle che fanno parte della società di sicurezza, non fanno dunque parte del personale umanitario di Save the Children".