PALERMO. In una nuova conversazione in carcere con la moglie, il boss Giuseppe Graviano, intercettato, parla ancora una volta del concepimento del figlio avvenuto quando era già detenuto. "Certo non potevo dirgli la verità!", dice alla donna.
La conversazione, depositata oggi dal pm Nino Di Matteo al processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, risale allo scorso 23 aprile e si aggiunge all'enorme mole di intercettazioni depositate la scorsa settimana dalla Procura, che per mesi ha ascoltato i dialoghi del capomafia. Agli atti sono finite anche le lunghissime chiacchierate tra Graviano e il suo compagno di socialità, il camorrista Umberto Adinolfi, in cui, probabilmente sapendo di essere intercettato,il boss ha parlato tra l'altro di un presunto ruolo dell'ex premier Berlusconi nelle stragi di mafia.
"Questa conversazione è stata registrata ben 10 giorni prima della notifica dell'informazione di garanzia - ha spiegato Di Matteo alla Corte d'assise - e testimonia, dal nostro punto di vista, la genuinità sull'inconsapevolezza di Graviano di essere intercettato". Il capomafia di Brancaccio racconta alla moglie della visita in carcere della Commissione europea contro le torture. Durante l'incontro i commissari gli chiesero chiarimenti proprio sul concepimento del figlio e sulle polemiche sorte quando si seppe che la donna era rimasta incinta mentre il marito era detenuto al 41 bis.
"Graviano - ha detto Di Matteo - dice alla moglie e al figlio: "Ho detto loro che il mio rapporto sessuale risaliva a quando ero ancora latitante: di certo non potevo dirgli la verità". Per gli inquirenti il dialogo confermerebbe quanto raccontato dal boss ad Adinolfi sulle visite della moglie in cella e sul concepimento del bambino in carcere. Al detenuto che era con lui il boss disse che la donna era stata fatta entrare in carcere ed aveva dormito con lui.
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