ROMA. "Non dobbiamo dimenticare che Riina è ancora il capo di Cosa Nostra e che la legge può dare la possibilità di interrompere il regime del 41bis collaborando. Riina potrebbe ottenere la cessazione delle misure facendoci sapere chi erano queste persone importanti che lo hanno contattato prima di fare delle stragi". Cosi Pietro Grasso, Presidente del Senato, intervistato da Gianluca Nicoletti a Melog su Radio 24.
"Secondo le nostre leggi e secondo la Costituzione la carcerazione deve essere dignitosa - aggiunge -. E io ritengo che siano adottate tutte le misure idonee per poter rendere dignitosa la carcerazione di Riina, naturalmente questo deve essere dimostrato ai giudici che dovranno decidere, in modo tale che si possa garantire ancora il 41 bis".
"Mi sono trattenuto dall'intervenire sul tema perché ho delle ragioni personali con Riina: lui aveva progettato un attentato nei miei confronti. Dopo Falcone e Borsellino, e accantonati gli attentati contro i politici, Riina aveva detto a Brusca: 'Ci vorrebbe un altro colpettino' per riavviare una trattativa che probabilmente languiva e quel 'colpettino' ero io", ha aggiunto Grasso. "Poi, per l'arresto di Riina, per il sistema di sicurezza di una banca vicina che avrebbe potuto interferire sull'elettronica dei telecomandi e per il cambio di strategia che si spostò dagli attentati dalle persone ai monumenti l'attentato contro di me non ci fu. E nel corso delle indagini uscì fuori anche che era stato progettato il sequestro di mio figlio. Se ne sarebbe dovuto occupare Brusca e un altro esponente della mafia locale", ricorda ancora Grasso.
Oggi il boss mafioso si è presentato davanti ai giudici di Palermo in videoconferenza dall'ospedale di Parma per seguire l'udienza del processo sulla trattativa Stato-mafia, come ieri (nel processo a Firenze sulla strage del treno 904) era disteso su una barella. Riina è detenuto a Parma dal 2013, ed è da 24 anni in carcere
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