PALERMO. Dovranno esaminare fotogramma per fotogramma e capire quali sono stati i movimenti di tutte le persone che sarebbero coinvolte nella rissa che portò alla morte di Aldo Naro, il giovane medico ucciso pochi giorni dopo la sua laurea in una festa in maschera nella discoteca Goa a Palermo il 14 febbraio del 2015. E’ il compito dei periti: l’ingegnere Alessio Ricci e il medico legale Gianluca Marella, due docenti entrambi dell'università Tor Vergata di Roma a cui il gup Fernando Sestito ha affidato la consulenza per dirimere i dubbi nel processo in abbreviato in cui sono imputati Giovanni Colombo, Pietro Covello, Daniele Cusimano, Mariano Russo, Natale Valentino, Giuseppe Micalizzi, Carlo Salvatore Lachina (accusati di rissa), Giuliano Bonura e Francesco Meschisi (accusato di favoreggiamento personale). Il gup ha oggi concesso un altro mese di tempo agli esperti, rinviando l’udienza al 9 maggio. A Ricci è stata richiesta una perizia antropometrica, a Marella invece un accertamento di tipo, chiaramente, medico -legale per fare chiarezza sull'uccisione del medico venticinquenne di San Cataldo, Aldo Naro. Il problema è però individuare il momento della rissa, che non è inquadrato dalla telecamere, e capire dove si trovavano gli altri possibili protagonisti per capire chi è realmente coinvolto e chi è estraneo alla vicenda. Con il rito ordinario sono processati Francesco Troia, Massimo Barbaro e Antonino Basile. Massimo Barbaro, gestore della discoteca, è indagato per favoreggiamento personale per aver coperto il buttafuori abusivo che avrebbe sferrato il calcio mortale. Nei mesi scorsi, la corte d’appello aveva condannato a dieci anni di reclusione (scontati di un terzo per il rito abbreviato) il giovane di 18 anni che avrebbe colpito a morte Naro. L'imputato aveva 17 anni quando avvenne la rissa e faceva il buttafuori, dopo essere stato reclutato nel quartiere dello Zen.