CITTA' DEL VATICANO. Gesù, ha detto il Papa, "non ci chiede di contemplarlo soltanto nei quadri o nelle fotografie, oppure nei video che circolano in rete. No. E' presente in tanti nostri fratelli e sorelle che oggi» come Lui "soffrono per lavoro da schiavi, per drammi familiari, per malattie, per guerre e terrorismo, per gli interessi che muovono le armi e le fanno colpire». Uomini e donne ingannati, violati nella loro dignità, scartati», ha detto il Papa nella omelia della Messa delle Palme, che celebra in Piazza San Pietro con 40 cardinali e 40 vescovi.
«E questo Gesù, che accetta di essere osannato pur sapendo bene che lo attende il 'crucifige!' non ci chiede di contemplarlo soltanto nei quadri o nelle fotografie, oppure nei video che circolano in rete. No. E’ presente - ha rimarcato il Pontefice - in tanti nostri fratelli e sorelle che oggi, oggi patiscono sofferenze come Lui: soffrono per un lavoro da schiavi, soffrono per i drammi familiari, per le malattie. Soffrono a causa delle guerre e del terrorismo, a causa degli interessi che muovono le armi e le fanno colpire. Uomini e donne ingannati, violati nella loro dignità, scartati. Gesù è in loro, in ognuno di loro, e con quel volto sfigurato, con quella voce rotta chiede, ci chiede, di essere guardato, di essere riconosciuto, di essere amato».
«Non è un altro Gesù: - ha proseguito papa Francesco - è lo stesso che è entrato in Gerusalemme tra lo sventolare di rami di palma e di ulivo. E’ lo stesso che è stato inchiodato alla croce ed è morto tra due malfattori. Non abbiamo un altro Signore all’infuori di Lui: Gesù, umile Re di giustizia, di misericordia e di pace».
«Ma questo Gesù, che secondo le Scritture entra proprio» tra i festeggiamenti «nella Città santa, - ha detto il Papa celebrano la messa delle palme in piazza San Pietro - non è un illuso che sparge illusioni, un profeta 'new agè, un venditore di fumo, tutt'altro: è un Messia ben determinato, con la fisionomia concreta del servo, il servo di Dio e dell’uomo che va alla passione; è il grande Paziente del dolore umano». «Mentre dunque anche noi facciamo festa al nostro Re, - ha esortato - pensiamo alle sofferenze che Lui dovrà patire in questa Settimana. Pensiamo alle calunnie, agli oltraggi, ai tranelli, ai tradimenti, all’abbandono, al giudizio iniquo, alle percosse, ai flagelli, alla corona di spine, e infine pensiamo alla via crucis, fino alla crocifissione».
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