CITTA' DEL VATICANO. Il Papa, in udienza generale, mette in guardia dal "rischio che la nostra carità sia ipocrita, che il nostro amore sia ipocrita. Ci dobbiamo chiedere allora: quando avviene questo, questa ipocrisia? E come possiamo essere sicuri che il nostro amore sia sincero, che la nostra carità sia autentica? Di non far finta - ha aggiunto - di fare carità o che il nostro amore non sia una telenovela, no, amore sincero, forte". "L'ipocrisia - ha aggiunto papa Francesco - può insinuarsi ovunque, anche nel nostro modo di amare. Questo si verifica quando il nostro è un amore interessato, mosso da interessi personali; e quanti amori interessati ci sono, quando i servizi caritativi in cui sembra che ci prodighiamo sono compiuti per mettere in mostra noi stessi o per sentirci appagati; 'ma quanto bravo sono', no l'ipocrisia, o ancora quando miriamo a cose che abbiano 'visibilità' per fare sfoggio della nostra intelligenza o della nostra capacità". Dietro ai tanti amori interessati, dietro "all'amore vissuto con ipocrisia", dietro all'"egoismo mascherato travestito da amore", ha spiegato papa Bergoglio, c'è la nostra realtà di peccatori: come spiega san Paolo, "anche il nostro modo di amare è segnato dal peccato". Ma da san Paolo, nello stesso tempo, viene un "annuncio di speranza": "è la possibilità di vivere anche noi il grande comandamento dell'amore, di diventare strumenti della carità di Dio". Quindi san Paolo, ha spiegato papa Francesco, "non vuole tanto rimproverarci, quanto piuttosto incoraggiarci e ravvivare in noi la speranza. Tutti infatti facciamo l'esperienza di non vivere in pieno o come dovremmo il comandamento dell'amore. Ma anche questa è una grazia, perché ci fa comprendere che da noi stessi non siamo capaci di amare veramente: abbiamo bisogno che il Signore rinnovi continuamente questo dono nel nostro cuore, attraverso l'esperienza della sua infinita misericordia". "E allora sì - ha rimarcato il Papa - che torneremo ad apprezzare le cose piccole, le cose semplici, ordinarie, che torneremo ad apprezzare tutto, le piccole cose di ogni giorno e saremo capaci di amare gli altri come li ama Dio" "e saremo contenti per la possibilità di farci vicini a chi è povero e umile". Dietro all'amore ipocrita "c'è un'idea falsa, ingannevole, vale a dire che, se amiamo, è perché noi siamo buoni; come se la carità fosse una creazione dell'uomo, un prodotto del nostro cuore. La carità, invece, è anzitutto una grazia; è un regalo, poter amare è un dono di Dio". "La carità è un dono - ha ricordato - e dobbiamo chiederlo, e il Signore lo dà volentieri se noi lo chiediamo, la carità è una grazia, non consiste nel far trasparire quello che noi siamo, ma quello che il Signore ci dona e che noi liberamente accogliamo; e non si può esprimere nell'incontro con gli altri se prima non è generata dall'incontro con il volto mite e misericordioso di Gesù". Abbiamo "la possibilità di vivere il grande comandamento dell'amore", "e questo avviene quando ci lasciamo guarire e rinnovare, il Signore risorto che vive tra noi è capace di guarire il nostro cuore, lo fa se noi lo chiediamo".