STRASBURGO.«Non funziona» il sistema di custodia legale per i minori non accompagnati che arrivano in Italia, e gli hotspot in cui sono obbligati a trascorrere lunghi periodi sono «luoghi inadatti a garantire le loro necessità». Lo afferma un rapporto del Consiglio d’Europa.
Il suo autore, il rappresentante speciale per le migrazioni Tomas Bocek, spiega però all’ANSA che la nuova legge italiana sulle misure di protezione, «è un passo avanti molto buono», anche se resta da vedere come sarà applicata nella pratica.
«Le debolezze del sistema italiano di rimpatri volontari e delle espulsioni forzate rischia di incoraggiare l’afflusso di un sempre maggior numero di migranti economici irregolari». E’ la messa in guardia che il rappresentante speciale del segretario generale del Consiglio d’Europa per le migrazioni e i rifugiati, l’ambasciatore Tomas Bocek, fa all’Italia nel suo rapporto basato sulla visita condotta nel Paese lo scorso ottobre.
È necessario introdurre standard aggiornati e universali per tutti i tipi di centri d’accoglienza che indichino cosa deve essere garantito, come minimo, a chi vi soggiorna». Nel documento - dove si evidenzia che il 'sistema Italia" è sotto pressione in seguito all’alto numero di arrivi - si osserva pure che è «chiara» la necessità «di riformare le procedure di richiesta d’asilo in modo da accelerare il processo».
Nel rapporto si sottolinea la necessità di «introdurre un monitoraggio appropriato e regolare di tutti i centri che sono gestiti da organizzazioni private per assicurare che i servizi siano assicurati come stabilito e ridurre al minimo i casi di possibile corruzione, e prevedere sanzioni per gli operatori dei centri che non rispettano i termini dei contratti».
«E' chiaro che il ricollocamento dei richiedenti asilo dall’Italia verso altri Paesi attualmente richiede troppo tempo e questo crea ulteriore pressione sul sistema d’accoglienza, oltre a incoraggiare i richiedenti asilo a cercare di entrare in altri Paesi illegalmente».
Nel documento si sottolinea che, «mentre una parte dei ritardi possono essere attribuiti alle procedure a livello Ue, alcuni derivano da problemi» procedurali italiani. Tuttavia nel rapporto si pone l’accento sulla necessità che anche gli altri stati facciano la loro parte. Il Consiglio d’Europa propone di venire in auto all’Italia lanciando «un appello per aumentare le offerte di ricollocamento dei richiedenti, in particolare per i minori non accompagnati, sia sotto lo schema Ue o da parte di altri stati membri» non-Ue.
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