PALERMO. Si è presentato da indagato negli uffici che per anni l’hanno visto vestire i panni della pubblica accusa. Accompagnato dal suo legale, l’avvocato Mario Serio, Antonio Ingroia, ex pm della Procura di Palermo, ha risposto alle domande degli ex colleghi che gli contestano il reato di peculato. L’avrebbe commesso da amministratore unico di Sicilia e Servizi, società a capitale pubblico che gestisce i servizi informatici della Regione siciliana.
Tre gli anni finiti sotto la lente di ingrandimento degli investigatori: 2014, 2015 e 2016. In questo periodo Ingroia avrebbe percepito indebitamente 30mila euro di rimborsi di viaggio e si sarebbe liquidato un’indennità di risultato sproporzionata rispetto agli utili realizzati dalla società: 117 mila euro a fronte di 33mila.
L’inchiesta, iniziata mesi fa e coordinata dai pm Piero Padova ed Enrico Bologna, nasce da una relazione della Procura della Corte dei Conti finita sulla scrivania dell’aggiunto Dino Petralia. I pm, le scorse settimane, hanno inviato all’ex collega un invito a comparire per l’interrogatorio.
Sull'indagine la Procura mantiene uno stretto riserbo, ma, secondo indiscrezioni, ad Ingroia si conterebbe avere intascato rimborsi indebiti per 30mila euro. La norma consentirebbe di riavere solo il denaro speso per i trasporti, mentre l’ex pm avrebbe percepito anche quanto pagato per vitto e alloggio. Il magistrato che indagò sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia vive ormai a Roma, dove svolge la professione di avvocato.
L’altro aspetto che gli investigatori stanno cercando di chiarire è relativo all’indennità di risultato. L’ex magistrato si è liquidato 117mila euro a fronte di un utile di 33mila. Sproporzionato, secondo l’accusa.
Ma Ingroia in un’ora di interrogatorio si è difeso: la circolare che disciplina i rimborsi, a suo dire, consente di riavere non solo le spese di trasporto, ma anche quelle di vitto e alloggio. Quanto all’indennità di risultato, la cui disciplina è stata cambiata nel 2008, - precisa l’ex magistrato - «si tratta di un riconoscimento previsto dalla legge in caso di raggiungimento di determinati obiettivi e serve a integrare una indennità certamente non commisurata alle grandi responsabilità in capo all’amministratore di una società come Sicilia e Servizi, che gestisce svariate decine di milioni di euro ogni anno». «Inoltre, - prosegue - va puntualizzato che il diritto all’indennità non me la sono certamente attribuita io ma mi è stata riconosciuta dall’assemblea dei soci e segnatamente dalla Regione Sicilia».
Ingroia finì sotto inchiesta anni fa, sempre in qualità di amministratore di Sicilia e Servizi, per una serie di assunzioni. L’indagine è stata archiviata.
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