ROMA. Si è avvalso della facoltà di non rispondere Alfredo Romeo, l’imprenditore napoletano arrestato per la vicenda Consip, nell’ambito dell’interrogatorio di garanzia nel carcere Regina Coeli. I difensori di Romeo hanno depositato una memoria e il loro assistito ha deciso di non rispondere al Gip Gaspare Sturzo che ha già lasciato il carcere. Anche il Pm Mario Palazzi è andato via dal carcere romano. "Il nostro assistito afferma di non aver mai dato soldi a nessuno e di non avere mai incontrato Tiziano Renzi o gente legata all'entourage dell' ex presidente del Consiglio", dicono gli avvocati difensori. Intanto tiene banco la fuga di notizie, sulla quale indaga la procura di Roma, per ora contro ignoti. Una situazione che è costata la delega all’indagine al Nucleo operativo ecologico (Noe) dei carabinieri. I pm romani hanno avviato una serie di procedimenti: rischiano i pubblici ufficiali che hanno avuto a che fare con l'inchiesta e che potrebbero aver infranto il segreto istruttorio. Sono finiti sui giornali perfino degli omissis dell’indagine sulla centrale acquisti della pubblica amministrazione, con in ballo appalti per 3 miliardi di soldi pubblici. Un procedimento che vede indagati anche un ministro, il comandante dei carabinieri e il padre dell’ex premier. Saranno i carabinieri del Nucleo investigativo di Roma, che ereditano l’indagine dal Noe, ad accertare chi abbia fatto le 'soffiate' alla stampa e a indagati e persone coinvolte. «Le fughe di notizie nella prima fase non c'erano, credo siano iniziate quando l’inchiesta ha preso una piega più 'politica'», dice un investigatore che ha lavorato su Consip quando l'indagine era a Napoli. «Non usciva nulla, noi monitoravamo - aggiunge -. Sennò l’inchiesta sarebbe saltata subito». L'investigatore in seguito è passato ad altro incarico.