PALERMO. La Procura di Palermo ha chiuso l’inchiesta sulle firme false depositate per sostenere la lista del M5S alle ultime comunali a Palermo. Come ha dimostrato una perizia grafica della Procura, oltre duecento sarebbero state effettivamente falsificate. La "risposta" degli esperti aggiunge un importante tassello all'inchiesta aperta nei mesi scorsi dai magistrati e che coinvolge 14 persone: parlamentari nazionali e regionali del movimento, attivisti e un cancelliere del tribunale di Palermo. Negli ultimi giorni infatti si è aggiunto un altro attivista all’elenco di indagati stilato dalla Procura che contesta la violazione di una legge regionale del 1960 che recepisce il testo unico nazionale in materia elettorale. Dalla consulenza emergerebbero anche gli autori delle falsificazioni, che sono tra gli indagati. In particolare, undici sono indagati per la falsificazione delle firme. Il falso materiale riguarda Samanta Busalacchi, Giulia Di Vita, Claudia Mannino, Alice Pantaleone, Stefano Paradiso, Riccardo Ricciardi, Pietro Salvino, Tony Ferrara, Giuseppe Ippolito e i deputati regionali Giorgio Ciaccio e Claudia La Rocca. Gli ultimi due hanno dato un contributo fondamentale alle indagini. A Riccardo Nuti, che non avrebbe commesso materialmente il falso, si imputa il fatto di aver beneficiato delle sottoscrizioni ricopiate. Il cancelliere del tribunale Giovanni Scarpello è accusato di avere dichiarato il falso affermando che erano state apposte in sua presenza firme che invece gli sarebbero state consegnate dai 5 Stelle. Reato di cui risponde in concorso con Francesco Menallo, avvocato ed esponente dei 5 Stelle che consegnò materialmente le firme al pubblico ufficiale per l'autenticazione. La Digos ha trovato materiale comparativo, incrociando grafie attribuibili agli indagati (riportate cioè in documenti compilati sicuramente da loro) con gli originali delle firme false depositate al Comune. Le persone coinvolte infatti rispondono, alcune per la materiale riproduzione delle sottoscrizioni, altre per il concorso nel reato: sarebbero state presenti o comunque consapevoli che i compagni del movimento ricopiavano dalle originali le firme. La decisione di copiare dalle originali le firme poste a sostegno della lista fu presa a ridosso dalla presentazione delle candidature e si rese necessaria perché le originali non erano utilizzabili per un errore nella compilazione delle generalità di un sostenitore. Indirettamente coinvolto nella vicenda anche il candidato sindaco di Palermo, Ugo Forello, del Movimento Cinque Stelle accusato di "induzione a rendere dichiarazioni mendaci”. La sua iscrizione nel registro degli indagati è però un atto dovuto dopo la denuncia dei deputati nazionali grillini travolti dal caso firme false. Secondo Riccardo Nuti, Claudia Mannino e Giulia Di Vita, che hanno presentato un esposto circa un mese fa, l'inchiesta della Procura di Palermo sarebbe stata ispirata dal fondatore di Addiopizzo, Forello, avvocato, candidato per il Movimento. Forello - secondo chi ha denunciato - avrebbe imbeccato i "pentiti" dell'indagine, come la parlamentare regionale Claudia La Rocca, vantando anche rapporti con i pm che indagano. La Procura ha chiesto l'archiviazione dell'indagine sull'induzione a rendere dichiarazioni mendaci e le persone offese si sono opposte, da qui la fissazione dell'udienza in cui le parti discuteranno l’8 marzo.