Giovedì 19 Dicembre 2024

Precario suicida a 30 anni, il suo addio in una lettera

UDINE. «Un ragazzo della generazione perduta che ha vissuto come sconfitta personale quella che per noi è invece la sconfitta di una società moribonda che divora i suoi figli». È il messaggio che scrivono i genitori di Michele, 30 anni, grafico, senza lavoro stabile, trovato morto ieri sulla riviera di Barcola, a Trieste. L'ipotesi del suicidio è confermata poche ore dopo. Eventuali approfondimenti verranno svolti dalla Procura della repubblica, cui la Polizia ha trasmesso gli atti sul ritrovamento del corpo, e che opterà nei prossimi giorni sull'affidamento di eventuali perizie. I genitori hanno affidato al Messaggero Veneto la lettera scritta dal figlio lo scorso 31 gennai, in Friuli prima di suicidarsi: «Dentro di me non c'era caos - scrive il giovane nella lettera pubblicata dal quotidiano -. Dentro di me c'era ordine. Questa generazione si vendica di un furto, il furto della felicità». «Ho vissuto (male) per trent'anni, qualcuno dirà che è troppo poco», aggiunge Michele sottolineando che «i limiti di sopportazione sono soggettivi, non oggettivi. Ho cercato di essere una brava persona, ho commessi molti errori, ho fatto molti tentativi, ho cercato di darmi un senso e uno scopo usando le mie risorse, di fare del malessere un'arte»: «Ma - scrive Michele nella lettera trovata dalla madre un paio di giorni dopo il decesso e consegnata ai Carabinieri - le domande non finiscono mai, e io di sentirne sono stufo. E sono stufo anche di pormene. Sono stufo di fare sforzi senza ottenere risultati, stufo di critiche, stufo di colloqui di lavoro come grafico inutili, stufo di sprecare sentimenti e desideri per l'altro genere (che evidentemente non ha bisogno di me), stufo di invidiare, stufo di chiedermi cosa si prova a vincere, di dover giustificare la mia esistenza senza averla determinata». «Io lo so che questa cosa vi sembra una follia, ma non lo è. È solo delusione - conclude il giovane - Mi è passata la voglia: non qui e non ora. Non posso imporre la mia essenza, ma la mia assenza si, e il nulla assoluto è sempre meglio di un tutto dove non puoi essere felice facendo il tuo destino». «Questa tragedia, purtroppo emblematica, è un nuovo segnale d'allarme, l'ennesimo, della condizione di mancanza di speranza e di aspettative in cui si trova un numero crescente di giovani», ha detto il segretario generale della Cgil del Friuli Venezia Giulia, Villiam Pezzetta, riferendosi alla vicenda del giovane friulano che si è suicidato lo scorso 31 gennaio. «Se non vogliamo che questo stato di cose diventi la normalità, la condanna di un'intera generazione - ha aggiunto Pezzetta aprendo, a Udine, la riunione del direttivo regionale della Cgil - dobbiamo rivedere un modello sociale, economico e culturale sempre più basato sulla competitività esasperata, sulla mercificazione e sulla precarizzazione del lavoro. Sono anche vicende come questa - ha spiegato Pezzetta - che spingono la Cgil a combattere per cambiare rotta sul lavoro, con la convinzione che una società e un Paese diverso sono possibili: la stessa convinzione - ha concluso - che anima la nostra proposta di legge sulla Carta dei diritti e i referendum su voucher e appalti».

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