PESCARA. Quel che tutti temevano, alle 3 del mattino è diventato realtà: l'hotel Rigopiano è ormai soltanto una tomba. In quel groviglio di neve, tronchi d'albero e cemento sbriciolato che era il resort a quattro stelle, ci sono soltanto morti. Certo, nessuno dice ufficialmente che non c'è più alcuna possibilità di trovare vivo chi ancora manca all'appello; ma gli sguardi e le parole a mezza bocca di tutti coloro che scendono dalla montagna valgono molto di più: «è follia solo pensarlo, che qualcuno possa essersi salvato». Che il vento fosse purtroppo girato definitivamente al peggio, lo si è compreso già nella tarda serata di lunedì, quando i vigili del fuoco sono riusciti finalmente a bucare il muro che separava la parte già controllata dell'hotel dalle cucine e dalla zona bar. Speravano che dietro a quel muro di cemento armato spesso 80 cm la furia della valanga avesse risparmiato almeno qualcosa. Una stanza, un angolo dove le persone rimaste intrappolate avessero potuto trovare riparo. In fondo è quel che è successo per i bimbi nella sala biliardo e per i sopravvissuti nella hall, vicino al camino. Ma non è andata così: «Dietro quel muro - spiegano - c'è un ammasso di neve ghiacciata e compatta, tronchi d'albero, fango, detriti della frana e pezzi di cemento. Tutto frullato insieme. Mai vista una cosa simile. L'unica cosa che ci possiamo augurare, a questo punto, è che siano tutti lì e che li troviamo prima possibile». C'erano 40 persone nell'hotel Rigopiano quando la valanga, nel pomeriggio di mercoledì, ha investito la struttura: 28 ospiti, di cui 4 bambini e 12 dipendenti, compreso il titolare Roberto Del Rosso e il rifugiato senegalese Faye Dane. Sale a 24 il numero delle vittime e scende a 5 il numero dei dispersi. I Vigili del fuoco hanno recuperato nella notte all'interno della struttura dell'Hotel Rigopiano tre corpi senza vita, non ancora identificati, due di sesso femminile e uno di sesso maschile. Altri due sono stati estratti nella mattinata. Attorno alle 9.30 i vigili del fuoco hanno estratto il corpo di una donna dalle macerie dell'hotel Rigopiano. Sono 11 finora le vittime identificate: Sebastiano di Carlo e la moglie Nadia Acconciamessa, il maitre dell'hotel Alessandro Giancaterino, il cameriere Gabriele D'Angelo, l'estetista Linda Salzetta, Barbara Nobilio, Paola Tomassini, Stefano Feniello, Marco Vanarielli, Pietro Di Pietro e l'amministratore dell' hotel Roberto Del Rosso. Due persone, il cuoco Giampiero Parete e il tuttofare dell'hotel, Fabio Salzetta, si sono salvati perchè al momento della slavina si trovavano all'esterno dell'albergo. Sono stati recuperati dagli uomini del soccorso alpino all'alba di giovedì scorso. Dalle macerie i vigili del fuoco hanno poi estratto vive, tra la giornata di venerdì e l'alba di sabato scorsi, 9 persone: la moglie e il figlio di Parete, Adriana Vranceanu e il piccolo Gianfilippo; tre bambini, l'altra figlia di Parete, Ludovica, Edoardo Di Carlo e Samuel Di Michelangelo, e altre 4 persone. Si tratta di Giampaolo Matrone, Vincenzo Forti, Francesca Bronzi e Giorgia Galassi. «Si va avanti, dobbiamo terminare il lavoro - dice il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio -. È un lavoro complicato e lo sapevamo fin dall'inizio, ma andiamo avanti». Parole ribadite da Luigi D'Angelo, il funzionario del Dipartimento della Protezione Civile al centro di coordinamento dei soccorsi a Penne. «Non ci fermeremo fino a quando non avremo la certezza che non ci sia più nessuno» sotto le macerie o sotto la neve. «Stiamo scavando nel cuore della struttura e dobbiamo continuare a cercare fino alla fine». Sia Curcio sia D'Angelo sorvolano sul fatto che le ricerche, ormai, sono concentrare sui morti, anzichè sui vivi. Ma anche in questo caso le parole servono a poco davanti alle immagini che i soccorritori continuano a girare dove una volta c'era l'hotel. L'unica possibilità che qualcuno sia potuto sopravvivere, infatti, era riposta nell'integrità dei locali al piano terra: dei tre piani che formavano il corpo principale dell'hotel, quello dove c'erano le camere degli ospiti, non è rimasto più nulla. Il tetto spiovente, crollato dopo esser stato travolto dalla valanga, ha schiacciato completamente tutti e tre i piani. I soccorritori non ci sono neanche andati, a cercare lì dentro. Perchè, se qualcuno era in camera, è morto nell'istante in cui la massa di neve ha colpito l'albergo. «Di valanghe, anche distruttive, ne ho viste - dice Adriano Favre, direttore del Soccorso Alpino della Valle d'Aosta e tra i massimi esperti di valanghe - Mi ricordo quella di Morgeaux, sono bastati 20 centimetri di neve per piegare i tetti delle case e 'spararè le carriole dentro i muri, trasformandole in quadri. Ma una violenza così non l'ho mai vista». La sensazione di tutti, dunque, è che si stia davvero arrivando alla parola fine. Diversi volontari del soccorso alpino e della Guardia di Finanza hanno già iniziato a smobilitare e lassù sulla montagna si procede alla rimozione delle macerie e della neve con le ruspe. Ma fin quando l'ultimo corpo non sarà restituito ai familiari, nessuno abbandonerà mai quell'albergo maledetto.