PALERMO. “Può ritenersi dimostrato, con certezza, al di là di ogni ragionevole dubbio, che Francesco Cascio, nella seconda metà del 2001, allorquando aveva già assunto le funzioni di assessore al Turismo, siglava un accordo corruttivo con l’imprenditore Giuseppe Lapis, avente a oggetto il compimento in favore del gruppo di imprese da questi diretto, l’Enotecna srl, di atti del suoi ufficio, tutti miranti a garantire il finanziamento delle opere di realizzazione del resort Baglio delle vacanze e del tempo libero”. Non ha dubbi il giudice dell’udienza preliminare Guglielmo Nicastro che ha condannato il deputato Ncd Francesco Cascio a due anni e otto mesi per corruzione. L’ex presidente dell’Ars, proprio dopo questa condanna ha dovuto lasciare lo scranno di sala d’Ercole. I fatti contestati risalgono al 2002 e fino al 2010. Secondo i pm Cascio, mentre era assessore al Turismo e vicepresidente della Regione nel governo Cuffaro (2001-2004), avrebbe consentito a una società titolare di un resort e di un impianto sportivo adibito a campi da golf di ottenere fondi europei. In cambio avrebbe ricevuto "lavori" e "servizi" per la costruzione di una villetta a Collesano, nei pressi dello stesso resort. Cascio avrebbe agito "in concorso" con altri due ex dirigenti regionali, Agostino Porretto e Aldo Greco, che hanno scelto il rito ordinario. “La correlazione tra gli atti contrari ai doveri d’ufficio, compiuti, il denaro e le altre utilità ricevute dall’imputato - scrive il giudice nelle motivazioni della sentenza – risulta davvero piena e stretta, sia in termini logici che cronologici, tenuto anche conto della medesima direzione finalistica tanto dei primi quanto dei secondi, giacché questi ultimi risultano tutti all’evidenza volti ad assicurare in definitiva il vantaggio patrimoniale dell’acquisito del terreno, della realizzazione e del godimento di una villa nelle immediate adiacenze del resort di proprietà della società dei Lapis sino al giugno 2010”. A pagare - secondo l’accusa - sarebbero stati gli imprenditori Giuseppe e Gianluigi Lapis, padre e figlio, titolari della Ecotecna srl, che costruì il Golf Club Le Madonie e che ottennero un finanziamento di oltre 6 milioni. "Ricevevano denaro ed altre utilità da Giuseppe e Gianluigi Lapis - hanno sostenuto i pm - che venivano corrisposte a Cascio nei seguenti termini: 5.200 euro corrisposti da Ecotecna per la stipula di un atto preliminare di vendita; realizzazione delle opere di sbancamento e movimento terra preliminare alla realizzazione della villa, eseguite da una ditta individuale e fatturate da Ecotecna; riconoscimento a titolo gratuito a Cascio e alla moglie dello status di soci onorari del Golf Club; realizzazione, a cura di imprese riferibili a Lapis, degli impianti della villa, l'attività di manutenzione (anche del giardino); acquisto e installazione, da parte di Ecotecna, del cancello automatico; messa a disposizione di personale Ecotecna, con assunzione del relativo costo, per l'esercizio di attività di guardiania e sorveglianza".