CITTÀ DEL VATICANO. È durato 23 minuti il colloquio privato, alla presenza dell'interprete, tra il Papa e il presidente palestinese, Abu Mazen. «È un piacere riceverla», ha detto papa Bergoglio al suo ospite sulla soglia della biblioteca; «anche io sono contento di essere qui», ha replicato il presidente. Al momento della presentazione del seguito, un giovane palestinese ha offerto al Papa una maglietta di calcio con i colori della Palestina, ha detto qualcosa sul San Lorenzo, la squadra argentina per cui tifa il Papa, che si è messo a ridere. Il giovane ha anche spiegato che sua moglie è argentina. Abu Mazen ha donato al Pontefice una pietra proveniente dal Golgota, una icona raffigurante il volto di Gesù, una icona raffigurante la Sacra famiglia, un documentario sulla ristrutturazione della basilica della Natività e un libro sulle relazioni tra Santa Sede e Palestina. Il Papa ha ricambiato con la medaglia dell'anno giubilare, e copie in arabo della «Amoris laetitia» e della «Laudato sii». «È quello che ho scritto sull'amore e la famiglia, e l'altro riguarda la cura del creato», ha spiegato papa Francesco offrendo ad Abu Mazen la esortazione apostolica «Amoris laetitia» e l'enciclica «Laudato sii». «È anche tradotto?», ha chiesto il presidente, e il Papa ha risposto: «Sì, sono in arabo». Tra foto e scambio di doni, Pontefice e presidente parlavano della ambasciata della Palestina presso la Santa Sede che Abu Mazen inaugura questa mattina in via di Porta Angelica. «Questo - ha commentato Abu Mazen - è il segno che il Papa ama il popolo palestinese e ama la pace». Al momento di congedarsi, papa Bergoglio e Abu Mazen si sono abbracciati. «Ho incontrato Sua Santità - dice Abu Mazen -. Il Vaticano ha riconosciuto completamente la Palestina come stato indipendente, spero che altri stati prendano esempio dalla Santa Sede». Il presidente palestinese è a Roma per inaugurare l'ambasciata presso la Santa Sede. Il Papa poi critica il modello economico capitalista: «È inaccettabile, perchè disumano, - ha detto - un sistema economico mondiale che scarta uomini, donne e bambini, per il fatto che questi sembrano non essere più utili secondo i criteri di redditività delle aziende o di altre organizzazioni. Proprio questo scarto delle persone costituisce il regresso e la disumanizzazione di qualsiasi sistema politico ed economico: coloro che causano o permettono lo scarto degli altri - rifugiati, bambini abusati o schiavizzati, poveri che muoiono per la strada quando fa freddo - diventano essi stessi come macchine senza anima, accettando implicitamente il principio che anche loro, prima o poi, verranno scartati, è un boomergang, questo, ma è la verità, prima o poi verranno scartati, quando non saranno più utili ad una società che ha messo al centro il dio denaro». Il Papa ha ricordato che già nel '91 Wojtyla capì che il capitalismo non «fosse il modello da proporre a coloro che cercavano la via del vero progresso economico e sociale».