CITTÀ DEL VATICANO. «Devo dirvi una cosa che non vorrei dirla, ma devo dirla, - ha detto il Papa in udienza generale - per entrare alle udienze ci sono i biglietti di entrata, è scritto nei biglietti in una, due, tre, quattro, cinque e sei lingue si dice 'il biglietto è del tutto gratuito', per entrare in udienza sia in aula che in piazza non si deve pagare, è gratuita è una visita gratuita che si fa al Papa per parlare con il Papa, con il vescovo di Roma, ma ho saputo che ci sono dei furboni eh, che fanno pagare i biglietti, se qualcuno vi dice che per andare in udienza dal Papa c'è bisogno di pagare qualcosa, ti stanno truffando, stai attento, stai attenta, questo è gratuito, qui si viene senza pagare perchè questa è casa di tutti e chi dice di far pagare, questo è un reato, non so, ma quell'uomo e quella donna è una delinquente, questo no si fa, capito?». Il Papa è stato molto applaudito per questo annuncio.
Durante l'udienza generale, per spiegare l'attaccamento agli idoli e alle false speranze, Bergoglio ha raccontato un episodio circa i veggenti, cui ha assistito a Buenos Aires, e ha ricordato il film «Miracolo a Milano»: «'che faccia, che naso, che bello’, e cento lire, e ti fa pagare per avere la falsa speranza».
«Ma a noi ci piacciono gli idoli, ci piacciono tanto. - ha detto, riflettendo sulla speranza cristiana - Una volta a Buenos Aires dovevo andare in una chiesa, mille metri più o meno, e l'ho fatto camminando, c'è un parco in mezzo e nel parco c'erano piccoli tavolini, ma tanti eh, tanti, dove c'erano seduti i veggenti, ma era pieno di gente, anche facevano la coda erano tanti, gli dava la mano e lui cominciava il discorso, sempre lo stesso 'c'è un uomo nella tua vita, una donna, c'è un'ombra, ma tutto andrà bene' e poi pagavi, ma questo dà sicurezza, ma, permettetemi la parola, è una stupidità, 'sono andato dalla veggente mi ha tirato le carte', io so che nessuno di voi fa queste cose, - ha detto sorridendo - mi fa pensare a quel film 'Miracolo a Milano'»: «ti fa pagare per avere una falsa speranza e noi siamo tanto attaccati, compriamo false speranze, e quella che è la speranza della gratuità di Cristo che ha dato la vita per noi, quella non ci piace tanto».
Papa Francesco ha preso le mosse dallo sperare come «bisogno primario dell'uomo: sperare nel futuro, credere nella vita, il cosiddetto 'pensare positivo'. Ma è importante - ha consigliato - che tale speranza sia riposta in ciò che veramente può aiutare a vivere e a dare senso alla nostra esistenza».
La Bibbia, ha ricordato, in vari modi mette in guardia «contro le false speranze, queste false speranze che il mondo ci presenta, smascherando la loro inutilità e mostrandone l'insensatezza. E lo fa in vari modi, ma soprattutto denunciando la falsità degli idoli in cui l'uomo è continuamente tentato di riporre la sua fiducia, facendone l'oggetto della sua speranza».
Come insegnano i profeti, ha spiegato papa Bergoglio, «fede è fidarsi di Dio, chi crede si fida di Dio, ma viene il momento in cui, scontrandosi con le difficoltà della vita, l'uomo sperimenta la fragilità di quella fiducia e sente il bisogno di certezze diverse, di sicurezze tangibili, concrete»: «io mi affido a Dio, ma la situazione è un po' brutta, e io ho bisogno di una certezza più concreta, e lì è il pericolo: allora siamo tentati di cercare consolazioni anche effimere, che sembrano riempire il vuoto della solitudine e lenire la fatica del credere. E pensiamo di poterle trovare - ha sottolineato il Pontefice - nella sicurezza che può dare, per esempio, il denaro, o nelle alleanze con i potenti, o nella mondanità, nelle false ideologie. A volte - ha rimarcato - le cerchiamo in un dio che possa piegarsi alle nostre richieste e magicamente intervenire per cambiare la realtà e renderla come noi la vogliamo; un idolo, appunto, che in quanto tale non può fare nulla, impotente e menzognero».
Dobbiamo capire, ha poi spiegato, che gli idoli non sono solo «raffigurazioni fatte di metallo o di altro materiale, ma anche quelle costruite con la nostra mente, quando ci fidiamo di realtà limitate che trasformiamo in assolute, o quando riduciamo Dio ai nostri schemi e alle nostre idee di divinità; un dio che ci assomiglia, comprensibile, prevedibile, proprio come gli idoli di cui parla il Salmo. L'uomo, immagine di Dio, si fabbrica un dio a sua propria immagine, ed è anche un'immagine mal riuscita: non sente, non agisce, e soprattutto non può parlare».
«Ma noi - ha aggiunto - siamo più contenti di andare dagli idoli che di andare dal Signore, siamo tante volte più contenti della effimera speranza, che è falsa, che ti dà questo idolo, che della grande speranza, che è sicura, che ci dà il Signore». Papa Francesco ha preso le mosse dallo sperare come «bisogno primario dell'uomo: sperare nel futuro, credere nella vita, il cosiddetto 'pensare positivo'. Ma è importante - ha consigliato - che tale speranza sia riposta in ciò che veramente può aiutare a vivere e a dare senso alla nostra esistenza».
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