ROMA. Spiati politici, istituzioni, pubbliche amministrazioni, studi professionali e imprenditori di livello nazionale. Lo ha scoperto la Polizia che ha smantellato una centrale di cyberspionaggio che per anni ha raccolto notizie riservate e dati sensibili. L'indagine, condotta dalla Polizia postale e coordinata dalla procura di Roma, ha portato all'arresto di due persone, un ingegnere nucleare e sua sorella, residenti a Londra ma domiciliati a Roma e conosciuti nel mondo dell'alta finanza capitolina. Ai due vengono contestati i reati di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, accesso abusivo a sistema informatico aggravato ed intercettazione illecita di comunicazioni informatiche e telematiche. Ci sarebbero anche Matteo Renzi e Mario Draghi tra i politici spiati dai due fratelli. Le indagini degli investigatori del Cnaipic, il Centro nazionale anticrimine informatico della Poliziapostale, hanno accertato che i due fratelli gestivano una rete di computer (botnet) - infettati con un malware chiamato 'Eyepyramid' - che avrebbe loro consentito di acquisire, per anni, notizie riservate e dati sensibili di decine di persone che, a vario titolo, gestiscono la funzione pubblica e delicati interessi, soprattutto nel mondo della Finanza. L'indagine è partita dalla segnalazione al Cnaipic dell'invio di una mail: indirizzata all'amministratore di rilievo di un' infrastruttura critica nazionale, conteneva il virus Eyepyramid. Seguendo quella traccia gli investigatori sono risaliti alla rete botnet che, sfruttando il malware, riusciva ad acquisire da remoto il controllo dei computer e dei sistemi informatici delle vittime. Gli indizi raccolti in altre inchieste lasciano intendere che la vicenda di spionaggio scoperta dalla Polizia «non sia un'isolata iniziativa dei due fratelli ma che, al contrario, si collochi in un più ampio contesto dove più soggetti operano nel settore della politica e della finanza secondo le modalità» adottate da Giulio e Francesca Maria Occhionero. È quanto scrive il gip nell'ordinanza di custodia cautelare. Il riferimento è al «diretto collegamento» tra le condotte di cui i due sono accusati «ed interessi illeciti oscuri»: un collegamento «desumibile dal rinvenimento, nel corso delle indagini, di quattro caselle di posta elettronica già utilizzate per attività similari, secondo quanto emerso dalle indagini relative alla cosiddetta P4». In ogni caso, precisa il giudice, «allo stato un collegamento con altri procedimenti penali non è dimostrato».