CITTÀ DEL VATICANO. Il Papa, ricevendo il Corpo diplomatico, fa «appello» ai leader religiosi e politici, contro il «terrorismo fondamentalista, frutto di una grave miseria spirituale» e «spesso» «di una notevole povertà sociale». Potrà essere «sconfitto solo con il contributo» dei leader religiosi e politici: i primi trasmettano valori religiosi che non contrappongano »timore di Dio e amore del prossimo«, i secondi garantiscano libertà religiosa, e riconoscano il contributo delle fedi alla edificazione sociale. «Faccio perciò appello - ha detto il Papa, che ha poi apprezzato l'iniziativa del Consiglio d'Europa che ha messo a tema il ruolo dell'educazione nella prevenzione e radicalizzazione che conduce al terrorismo e all'estremismo violento - a tutte le autorità religiose perchè siano unite nel ribadire con forza che non si può mai uccidere nel nome di Dio. Il terrorismo fondamentalista - ha osservato - è frutto di una grave miseria spirituale, alla quale è sovente connessa anche una notevole povertà sociale. Esso potrà essere pienamente sconfitto solo con il comune contributo dei leader religiosi e di quelli politici. Ai primi - ha chiarito - spetta il compito di trasmettere quei valori religiosi che non ammettono contrapposizione fra il timore di Dio e l'amore per il prossimo. Ai secondi - ha aggiunto - spetta garantire nello spazio pubblico il diritto alla libertà religiosa, riconoscendo il contributo positivo e costruttivo che essa esercita nell'edificazione della società civile, dove non possono essere percepite come contraddittorie l'appartenenza sociale, sancita dal principio di cittadinanza, e la dimensione spirituale della vita. A chi governa compete, inoltre, - ha sottolineato il Pontefice - la responsabilità di evitare che si formino quelle condizioni che divengono terreno fertile per il dilagare dei fondamentalismi. Ciò richiede adeguate politiche sociali volte a combattere la povertà, che non possono prescindere da una sincera valorizzazione della famiglia, come luogo privilegiato della maturazione umana, e da cospicui investimenti in ambito educativo e culturale». Il Papa per la Siria fa «appello alla comunità internazionale perchè si adoperi con solerzia per dare vita ad un negoziato serio, che metta per sempre la parola fine al conflitto, che sta provocando una vera e propria sciagura umanitaria. Ciascuna delle parti in causa deve ritenere come prioritario il rispetto del diritto umanitario internazionale, garantendo la protezione dei civili e la necessaria assistenza umanitaria alla popolazione». Che la tregua sia speranza per tutto il popolo siriano. «La Santa Sede - ha detto il Papa al Corpo diplomatico - rinnova il suo pressante appello affinchè riprenda il dialogo fra israeliani e palestinesi, perchè si giunga a una soluzione stabile e duratura che garantisca la pacifica coesistenza di due Stati all'interno di confini internazionalmente riconosciuti. Nessun conflitto - ha aggiunto - può diventare una abitudine dalla quale sembra quasi che non ci si riesca a separare».