Lunedì 23 Dicembre 2024

Paura al cinema per sms tra marocchini: la sala si svuota

Fonte Wikimedia

TORINO. Fa discutere a Torino, città spesso elogiata per la sua cultura dell'integrazione, il caso di panico, per paura di attentati, in un cinema dove qualche giorno fa uno scambio casuale di messaggi e di gesti tra i componenti di una famiglia marocchina ha spinto gli spettatori al fuggi fuggi. Il gestore ha interrotto la proiezione del film e chiamato i carabinieri. È successo nella multisala 'The Space' dove stavano proiettando 'Passengers'. Protagonisti una coppia marocchina con la figlia e il suo fidanzato, questi ultimi sordomuti. Il fatto che i ragazzi comunicassero tra loro a gesti ha contribuito a diffondere la paura. «Volevamo solo divertirci un po', mia figlia ci aveva regalato i biglietti - spiega la donna in un'intervista a due quotidiani - abbiamo dovuto sederci distanti uno dall'altra perchè la sala era piena. Quando è arrivata una scena di nudo, mia figlia ha cominciato a mandare messaggi per la vergogna scusandosi con me e mio marito, ma io le ho detto di stare tranquilla. Tutto qui». «Sono situazioni che dimostrano intolleranza e la poca informazione, anche se si può capire la paura della gente», commenta Mohamed Jamoul, musulmano, esponente marocchino della Consulta giovanile del Consiglio regionale del Piemonte. «Oggi può spaventare anche solo un foulard sulla testa, come aveva la signora, o il semplice fatto che uno sia di cultura araba - continua Jamoul - la cosa importante, per vincere questa sfida storica, è promuovere il dialogo e la conoscenza dell'altro. E la stampa dovrebbe aiutare questo percorso, non fomentare le tensioni e i pregiudizi, perchè così non si andrà da nessuna parte, e non si cambierà la storia». Dello stesso avviso è anche Younis Tawfik, scrittore musulmano iracheno ed esponente di spicco del mondo intellettuale straniero residente a Torino: «Bisogna stare molto attenti - ammonisce - a non fomentare l'odio tra le culture perchè è quello che vogliono i terroristi. Bisogna lavorare sulla conoscenza del diverso, sulla cultura e sull'integrazione, ma neppure sottovalutare il problema perchè è reale, io stesso se vedo qualcuno accanto a me con la barba lunga, il fare sospetto, ho paura. È la collettività tutta che deve armarsi di conoscenza e collaborazione».

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