PALERMO. Sul fronte delle università la qualità continua ad abitare al Nord. Verona, Trento, il Politecnico di Milano e Bologna (e fra gli atenei non statali Luiss, Bocconi e San Raffaele) sono le università ai vertici della nuova edizione della graduatoria stilata dal Sole 24 ore sulla base di 12 indicatori tradizionali che misurano i risultati di didattica e ricerca.
Il Mezzogiorno continua ad arrancare e occupa gli ultimi gradini della classifica chiusa anche in questa edizione dalla Parthenope di Napoli (fra gli atenei statali) e dalla Kore di Enna (fra quelli non statali). Anche al Sud, tuttavia, qualcosa si muove: Salerno scala dieci posizioni passando dalla 26ema posizione del 2015 alla 16ema e crescono pure le quotazioni di Foggia (sale di cinque scalini), Messina, Campobasso e Lecce, tutte con un salto di quattro posti rispetto all'anno scorso.
"La classifica pubblicata dal Sole 24 Ore contiene «dati superati e messaggi fuorvianti". È la valutazione del rettore dell'università di Palermo, Fabrizio Micari, per il quale il suo ateneo non merita di occupare il cinquantacinquesimo posto su 61. «La classifica - osserva - contiene valutazioni sulla ricerca e della didattica. Ma non si tratta di dati aggiornati. Per quanto riguarda la ricerca il giornale utilizza quelli del periodo 2004-2010 e trascura stranamente quelli del periodo 2011-2014 resi noti alla vigilia di Natale dall'Anvur, l'Agenzia nazionale di valutazione dell'università e della ricerca. È accertato che le università meridionali sono risalite e quella di Palermo ha ottenuto una progressione del 9 per cento. Mi chiedo che senso ha citare ancora dati vecchi».
Anche sulla didattica la classifica contiene, a giudizio di Micari, «elementi fuorvianti». Palermo ottiene un buon piazzamento (parte alta della classifica) rispetto agli indicatori sulla qualità della didattica: velocità del percorso formativo, crediti, dispersione, internalizzazione, valutazione degli studenti. Viene invece penalizzata da altri tre indicatori: attrattività, occupazione, borse di studio. «Ma l'attrattività - aggiunge Micari - è condizionata dalla posizione geografica. E non a caso se la passano male le università isolane di Palermo, Catania, Cagliari e Sassari. Solo Messina sta meglio perchè opera in una realtà interregionale». L'occupazione dipende dalle condizioni del mercato del lavoro, che al Sud è arretrato, e le borse di studio sono finanziate dalla Regione («che ora sta rivedendo l'entità degli stanziamenti»). Stando così le cose, secondo Micari, i giudizi e le classifiche vanno riformulati anche se la discussione sul valore delle università mantiene il «valore di uno stimolo».
«È ora che su queste classifiche intervenga l'Antitrust» per valutare se ricorre l'ipotesi di «turbativa del mercato». Lo afferma Cataldo Salerno, presidente Università Kore di Enna, all'ultimo posto nella graduatoria stilata dal Sole 24 ore, che sulla pubblicazione della graduatoria ha presentato un esposto all'Autorità garante della concorrenza e del mercato. Nella segnalazione Salerno scrive che la classifica dà luogo, «anno dopo anno, ad una graduatoria - sia degli atenei statali che di quelli non statali - in cui a prevalere sono le università del Nord e del Centro Italia». E in questo modo, sostiene, «si inducono i giovani e le loro famiglie a scegliere gli atenei del Centro-Nord».
«Per quanto riguarda la Kore di Enna, siamo lieti di essere all'ultimo posto in questa graduatoria - prosegue il presidente dell'ateneo - perchè vuol dire che formiamo menti critiche. Allo stesso tempo siamo orgogliosi di essere al primo posto in Italia secondo la valutazione degli studenti - osserva - e questo primato, l'unico che davvero riguarda la qualità degli atenei, nessuno ce lo può togliere».
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