Mercoledì 25 Dicembre 2024

Delitto di Garlasco, indagato un amico del fratello: tracce del suo dna sul corpo di Chiara

Un'immagine di Chiara Poggi - Fonte Ansa
MILANO. Una nuova inchiesta aperta dalla Procura di Pavia, con una persona finita indagata come atto dovuto; e la trasmissione alla Corte d'appello di Brescia della richiesta di revisione del processo con cui Alberto Stasi sta scontando una condanna definitiva a 16 anni di carcere per l'omicidio della sua fidanzata Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto del 2007.
Sono questi gli sviluppi del cosiddetto giallo di Garlasco dopo che la difesa di Stasi ha depositato in Procura generale a Milano la richiesta di rimettere mano al procedimento in cui l'ex studente bocconiano è stato l'unico imputato. Istanza che, assieme a un esposto denuncia di Elisabetta Liga, la madre di Stasi, si fonda principalmente sui risultati di indagini genetiche affidate a un esperto di fiducia che avrebbe scoperto che il Dna estrapolato dalle unghie di Chiara sarebbe compatibile con quello di un amico di Marco Poggi, il fratello di Chiara, e che frequentava la villetta di via Pascoli.
Proprio il nome di questo amico della famiglia Poggi, Andrea Sempio, che all'epoca dell'assassinio era poco più che maggiorenne, è stato iscritto nel registro degli indagati, come atto dovuto, dal procuratore aggiunto pavese Mario Venditti. Verosimilmente tra i primi atti della nuova indagine ci si attende una consulenza del pm per stabilire se davvero il dna di cui parla la difesa di Stasi sia "perfettamente compatibile" con quello estrapolato dalle unghie di Chiara. Esame che il legale di parte civile Gian Luigi Tizzoni non capisce come sia stato possibile effettuare.
Tizzoni lo ha ribadito oggi: la perizia sul Dna disposta dai giudici al processo d'appello 'bis' aveva dato esiti non "validi scientificamente", già due anni fa era stato stabilito che "la quantità di materiale genetico era modesta e la qualità degradata" per una comparazione. "Inoltre - ha ripetuto - quella del dna nelle sentenze di secondo grado e della Cassazione non è mai stata ritenuta una prova decisiva".
"Per una volta potevamo passare un Natale tranquillo, e invece non ci è consentito neanche quest'anno" ha commentato Rita Poggi con la consueta cortesia, ma con una nota di stanchezza in più nella voce. "L'ho saputo dai tg - ha aggiunto a proposito di Andrea Sempio -: è un amico di mio figlio Marco sin da quando erano piccoli, sono sempre stati amici e lo sono ancora".
Marco l'ha sentito in queste ore? "Non lo so. Comunque su queste novità non dico niente". Andrea Sempio, ai tempi dell'inchiesta dei pm di Vigevano, era stato convocato come teste dai carabinieri due volte: la prima volta la mattina del 18 agosto, 5 giorni dopo il delitto, poco prima dei funerali di Chiara, venne ascoltato insieme ad altri tre amici di Marco Poggi. La seconda volta il 4 ottobre, in seguito a telefonate fatte dal suo cellulare a casa Poggi.
Dai tabulati telefonici risulta che in quel periodo le telefonate tra casa Poggi e il cellulare del giovane furono in tutto sei. In tre casi la chiamata partì da casa Poggi (il 30 luglio, il 2 e il 3 agosto), ed è verosimile immaginare che dall'altra parte del filo ci fosse il fratello minore di Chiara. Negli altri tre casi invece le chiamate partirono dal cellulare di Sempio, il 4, il 7 e l'8 agosto. Tutte telefonate brevissime, rispettivamente di 10, 2 e 21 secondi. Ma la seconda e la terza si collocano in un momento successivo al 5 agosto, giorno in cui in cui Marco Poggi e i genitori lasciarono Garlasco per andare a trascorrere le vacanze in Trentino.
Sul ragazzo allora non ci fu nemmeno l'ombra di un sospetto e venne considerato un contatto "di pertinenza" del fratello di Chiara. Intanto oggi il Procuratore generale di Milano Roberto Alfonso, dopo averla vagliata, ha ritenuto fondata la richiesta di revisione del processo depositata dagli avvocati Fabio Giarda e Giada Bocellari. Ha così trasmesso gli atti alla Corte d'Appello di Brescia che dovrà vagliare tutti gli elementi nuovi portati dalla difesa di Stasi, ed eventualmente, a 10 anni di distanza dal delitto, riaprire il caso.
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