ROMA. Ennesima tragedia dei migranti, ma stavolta il mare non c'entra. Due profughi sono morti schiacciati su un treno merci nel Tirolo austriaco, e un altro è in gravi condizioni. I tre sono stati travolti da un tir durante la fase di scarico dal treno, partito da Verona e diretto in Germania, lungo la linea del Brennero.
L'incidente si è verificato nella stazione di Woergl, al confine con la Germania, nella notte tra venerdì e sabato. I tre migranti - due uomini ed una donna - si erano nascosti su un vagone che trasportava tir, sotto uno degli automezzi. Ma il freddo probabilmente li ha fatti svenire, prima che un camion li schiacciasse. I motori, infatti, sono stati accesi circa 15 minuti prima dello scarico, ha spiegato la polizia, e quindi i migranti avrebbero avuto tutto il tempo di allontanarsi dal vagone. In ogni caso, l'autopsia stabilirà se siano morti per assideramento.
Le vittime sono un uomo e la donna, la terza persona è in ospedale in gravi condizioni. La fuga dei migranti verso l'Europa, via terra, avviene sempre di più attraverso i treni merci. Anche a costo della vita, come avviene nei frequenti naufragi di barconi nel Mediterraneo.
Nei giorni scorsi un ragazzo eritreo di 17 anni è morto alla stazione di Bolzano, travolto nel tentativo di salire su un treno merci diretto in Austria. Un'altra migrante è stata uccisa da un treno in Trentino. Per scongiurare questo tipo di incidenti, lungo la linea del Brennero in Alto Adige i controlli vengono ormai effettuati 24 ore su 24 e nelle stazioni ci sono anche militari dell'esercito. Lo stesso avviene in Germania.
Adesso anche in Austria, dopo quest'ultimo incidente, la polizia locale ha intensificato i controlli alle stazioni sui convogli merci. Secondo il sindacato italiano di polizia, però, si tratta di tragedie annunciate. Il segretario provinciale del Coisp Luigi Coslovi ha spiegato che è «impossibile controllare nelle stazioni o negli scali merci, per quanti uomini si possano impiegare, perchè chi ci vuole salire lo farà al primo semaforo rosso successivo lungo la linea ferroviaria».
Quindi, «la migrazione non si ferma con i proclami e non può ricadere sulle spalle dei poliziotti di confine», ma serve una «risposta politica».
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