CASTEL VOLTURNO. Da ragazzo era solo un macellaio che sognava di trasformare in realtà i sogni di tutti. E seguendo questa sua ispirazione, Antonio Polese, morto questa mattina all'età di 80 anni, è diventato in vecchiaia «il boss delle cerimonie». Ci è riuscito costruendo un «castello», l'hotel-ristorante 5 stelle «La Sonrisa» a Sant'Antonio Abate, in provincia di Napoli, nell'aperta campagna di un comune conosciuto solo per le industrie conserviere. Ma, con la complicità di un reality televisivo, quel castello realizzato in parte a colpi di abusivismo edilizio, è diventato la location di matrimoni, comunioni e feste di ogni tipo, a base di sontuosi banchetti e trovate in stile Disneyland. La fama di don Antonio Polese ha anche valicato i confini nazionali: è stato chiamato a organizzare persino matrimoni a New York. E, pur essendo in possesso solo della licenza di quinta elementare, è stato omaggiato di una laurea ad honorem dall'Ordine dei Cavalieri Crociati di Malta: laurea in Scienze del Turismo. Durante le ultime puntate dei reality che lo hanno consacrato personaggio di fama internazionale, don Antonio indossava il mantello e il medaglione di cavaliere. E sul manifesto funebre compare un lunghissimo elogio sul profondo rispetto del valore della famiglia e il titolo a lui più caro: nè boss, nè don ma Cavaliere. Un mese fa era stato dato già per morto, ricoverato in rianimazione all'ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia (Napoli), per una sepsi che aveva messo in crisi il suo organismo, bisognava sostituire una valvola cardiaca. Rimesso in sesto, aveva subìto un ricovero all'ospedale Monaldi di Napoli, poi alla Clinica Pineta Grande di Castel Volturno. Qui, i medici hanno dovuto comunicare alla famiglia che il Cavaliere Polese non poteva affrontare l'intervento per le sue instabili condizioni di salute. Quindi, la decisione di riportarlo a casa. Infine il decesso. Intanto, su tutti i siti web, si diffondeva la notizia della sua morte, questa volta certa, mentre a «La Sonrisa» veniva preparata la camera ardente. Una giornata difficile, quella di oggi, per la famiglia Polese che, mentre da un lato piangeva la scomparsa del capostipite, dall'altra ha dovuto far finta di niente e rendere comunque fiabesco un matrimonio già programmato nello stile fantastico inventato dal boss delle cerimonie. Questa volta, però, come accaduto finora, a fine banchetto don Antonio non è entrato a salutare gli sposi, come faceva di solito, prendendo parte personalmente al taglio della torta, tra gli applausi e le fazzolettate. Un destino controverso quello di Don Antonio, il cui complesso alberghiero aveva acquistato una già vasta clientela all'epoca di un programma Rai dal titolo «Napoli prima e dopo», con vecchie glorie del festival di Napoli, neomelodici e stelle del cinema e della musica nazionale e internazionale. Un programma che veniva venduto anche all'estero e che la Rai non approvò più dopo le denunce su presunti legami con la camorra. Il mese scorso, il Tribunale di Torre Annunziata ha disposto la confisca della Sonrisa e condannato la moglie e il fratello di Polese, per una lottizzazione abusiva risalente al periodo 1979-2011. Il giudice ha anche disposto che il Comune di Sant'Antonio Abate acquisisca al suo patrimonio la struttura. Domani per i funerali sono attese molte star dell'universo musicale e teatrale napoletano. Il primo ad omaggiare la salma è stato il cabarettista Ciro Giustiniani, diventato famoso per una riuscita parodia di don Antonio: «Non è opportuno parlare ora, . ha detto l'artista - è una perdita troppo grande».