ROMA. Nuova tragedia nel canale di Sicilia. L'ennesimo gommone carico di disperati partito dalla Libia è finito in fondo al Mediterraneo e dei circa 130 migranti che erano a bordo, solo 27 si sono salvati. Sei i cadaveri recuperati mentre sono oltre una novantina i dispersi.
Una nuova strage che arriva nel giorno in cui a Bruxelles i ministri dell'Interno dell'Unione europea continuano a litigare senza riuscire a trovare una soluzione condivisa da tutti gli Stati membri per gestire l'esodo di centinaia di migliaia di persone che fuggono da guerre e fame.
E le parole del ministro dell'Interno Angelino Alfano in questo senso sono eloquenti: "Prima l'Europa mantenga gli impegni assunti di ricollocare 50mila migranti dall'Italia - ha detto il titolare del Viminale al suo arrivo alla cena informale dei ministri voluta dalla presidenza slovacca - e dopo si ragioni sul futuro. Fin quando non adempie a questo impegno, l'Europa non è credibile in nulla".
La posizione dell'Italia è sempre la stessa: subito relocation e rimpatri gestiti dall'Ue, poi discorso su hotspot e revisione del regolamento di Dublino. Su questo ultimo punto "noi continueremo a dire no - ha proseguito Alfano - E sono convinto che anche altri paesi diranno di no". Quel che è certo, in ogni caso, è che "l''Europa sta facendo una brutta figura".
Il naufragio è avvenuto attorno a mezzogiorno di mercoledì ma il gommone era salpato la notte tra lunedì e martedì da una spiaggia vicino a Tripoli, quando i trafficanti di uomini che operano in Libia hanno fatto partire diversi gommoni, nonostante le cattive condizioni meteo. Una volta in alto mare i migranti hanno fatto scattare la richiesta d'aiuto e le imbarcazioni sono state intercettate all'alba di ieri dal dispositivo italiano ed europeo schierato da mesi nel canale di Sicilia per cercare di limitare l'ecatombe: le navi hanno recuperato complessivamente 580 migranti, che viaggiavano a bordo di un piccolo barchino in legno e quattro gommoni, uno dei quali era semiaffondato.
E proprio su quest'ultimo gommone si sarebbe consumata la tragedia, raccontata dai 27 sopravvissuti agli operatori di Medici Senza Frontiere che li hanno accolti su nave Burbon Argos dopo il trasferimento dalla nave inglese Enterprise, che ieri li ha recuperati a 55 miglia dalle coste libiche. A bordo del gommone, secondo le testimonianze, c'erano dunque 130 persone, tutti uomini e due adolescenti. Con loro viaggiava anche un altro gommone, con 110 migranti. Dopo aver lasciato la costa, i trafficanti hanno trainato le due imbarcazioni per un paio d'ore.
Ma una volta giunti in mare aperto, minacciando i migranti con una pistola, gli scafisti si sono ripresi il motore dei due gommoni e si sono fatti consegnare anche i giubbotti salvagente, nonostante fossero stati pagati. Il gommone è andato così alla deriva per diverso tempo fino a quando si è forato ed ha iniziato ad imbarcare acqua. Presi dal panico e senza giubbotto di salvataggio, decine di disperati sono finiti in acqua e solo 27 sono riusciti a rimanere aggrappati al relitto del gommone, fin quando la nave inglese non li ha recuperati.
"In quel momento ho pensato che stavamo per morire - ha raccontato agli operatori di Msf Abdoullae Diallo, un senegalese di 18 anni che è tra i 27 sopravvissuti - sapevo che non eravamo vicini all'Italia e senza un motore non potevamo andare lontano. Il trafficante ci ha detto che saremmo stati soccorsi, ma sentivo che saremmo morti". Molti dei sopravvissuti hanno ustioni chimiche su diverse parti del corpo, provocate dal contatto con il combustibile.
"Sono tristi, scioccati e traumatizzati - spiega Elisa Compagnone, psicologa che si occupa dei migranti a bordo della nave di Msf - vogliono solo riposarsi e dimenticare". Solo due giorni fa, erano finiti in fondo al mare altri due gommoni, ad una trentina di miglia dalla costa della Libia. Su una delle due imbarcazioni i soccorritori sono riusciti a salvare 114 persone e a recuperare cinque cadaveri, prima che affondasse. Di quelli che erano a bordo del secondo gommone, invece, si sono salvati solo in 15, mentre decine di migranti sono affogati. Uomini donne e bambini che si aggiungono ai 3.654 morti nel Mediterraneo nei primi 10 mesi dell'anno e che pesano come un macigno sulla coscienza dell'Europa.
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